![]() |
| Fig. 1 (Salita al Calvario) |
FRANCESCO CARACCIOLO - Qualche anno fa rintracciai questo dipinto (fig. 1) presso la fiera dell'antiquariato di Vicenza suscitando in me alcune riflessioni circa la sua aderenza al credo caravaggesco.
Mi ricordo che da questa suggestione mi venne anche l'idea di pubblicare un articolo per sollecitare quanti avessero studiato Caravaggio del periodo messinese, o siciliano in genere, a farsi avanti.
Ovviamente questa è una copia da un originale che non si è mai trovato.
All'apparenza questa oscura "Salita al Calvario" poteva apparire un quadro non di grande qualità ma la questione si è complicata ulteriormente allorquando mi comparve un'altra copia, di fattura più pregevole, in fiera "Arte Padova”, se non sbaglio, nel 2023 (fig. 2).
![]() |
| Fig. 2 |
In questi giorni, curiosando nel web, mi sono imbattuto in una recensione di una Casa D'Aste che presenta un'altra copia del quadro come di un'artista meridionale del '600.
E non è finita: ho trovato pure un'altra scheda di un'ulteriore Casa D'Aste che attribuisce tale copia a un certo artista caravaggesco "Niccolo' Musso" (gravitante sia in Piemonte che a Roma).
In calce alla scheda dove si parla di N. Musso troviamo persino un riferimento ai dipinti di Caravaggio a Messina - il ciclo delle Storie della Passione di Cristo - 4 tele commissionate da Nicolò di Giacomo all'artista Caravaggio durante il suo soggiorno messinese (fig. 3).
![]() |
| Fig. 3 |
Inoltre, chi ha redatto la scheda ha collegato - come feci io ormai 3 anni fa - il volto del manigoldo di destra con le fattezze di Giuda e di Tommaso nei due celebri dipinti Mattei di Caravaggio.
Praticamente hanno avuto la mia stessa intuizione.
Ovviamente la mia tesi di una derivazione da un originale caravaggesco è stata fortemente osteggiata.
Ma tuttavia mi conforta notevolmente di non essere stato l'unico ad avere avuto questa intuizione.
Alcune copie del dipinto circolavano in Italia meridionale: quella che vi inserisco in calce proviene dalla Calabria (nella scheda dove c'è scritto pittore meridionale del sec. XVII) e ricordo che in fiera a Padova l'antiquario mi disse che la sua versione proveniva da Messina (fig. 4).
![]() |
| Fig. 4 |
Lascio a voi la possibilità di argomentare o di mettere in discussione tale tesi.
Ma una cosa è certa: non sono stato l'unico studioso a collegare la "Salita al Calvario" al Caravaggio siciliano.
Tale iconografia venne reiterata perfino dal Ribera (fig. 5).
![]() |
| Fig. 5 (Ribera) |
Descrizione dell’iconografia in questione "Salita al calvario"
Il soggetto è tratto dalle storie della Passione di Cristo e presenta cinque figure che si scalano nello spazio con al centro Gesù Cristo con il mantello rosso che porta la croce sulle spalle piegando la testa in basso ed inarcando la schiena, mentre è ben visibile il braccio destro leggermente piegato, la cui mano sorregge il sacro legno; in alto a sinistra, al di sopra della croce, si scorgono due uomini la cui disposizione nello spazio segue l’andamento obliquo del braccio della croce, il limite del quale viene tagliato dal margine sinistro del dipinto. L’uomo all’estrema sinistra con la folta barba bianca potrebbe essere Simone il Cireneo che, secondo quanto riportato da tre dei quattro Vangeli, fu obbligato dai soldati romani ad aiutare a trasportare la croce di Gesù durante la salita al Golgota per la crocifissione; il secondo uomo è invece incappucciato e di difficile interpretazione iconografica. Dall’altra parte, dirigendo lo sguardo verso il limite destro del dipinto, notiamo altre due figure che mi sembrano particolarmente interessanti per seguire una possibile traccia sull’origine di questa composizione, che non ha alcuna bibliografia e di cui gli stessi antiquari ignorano la provenienza precisa (forse Messina oppure la Calabria o in senso lato l’Italia meridionale): come incuneati nell’intersecarsi dei due bracci della croce, appare, in primis, un giovane soldato che suona una tromba, mentre a destra vi è un carnefice nerboruto che irrompe sulla scena facendo emergere solamente la grande testa con le rughe profonde che solcano il viso, la folta barba nera e il poderoso braccio con la mano possente, la quale afferra con una tale forza una corda con cui è legato il collo di Cristo: un’immagine di forte impatto emotivo e di un’inusitata drammaticità. Osservando attentamente l’opera, l’ho collegata ad un quadro scomparso di Caravaggio realizzato a Messina nel 1609 ma di cui le fonti ne parlano con attendibilità e cognizione di causa. Ma facciamo un passo indietro: oltre alla Resurrezione di Lazzaro e all’Adorazione dei pastori, le fonti fanno riferimento chiaramente ad altre opere che Caravaggio avrebbe dipinto a Messina. Francesco Susinno riferisce nello specifico di quattro storie della Passione commissionategli dal nobile messinese Nicolò di Giacomo e di altre belle opere sue private. Virgilio Saccà indica invece quattro quadri raffiguranti altrettanti episodi della passione a scelta del pittore, il quale aveva già consegnato il primo, definito una bellissima opera, raffigurante La Salita al Calvario con Gesù, la Vergine Addolorata e due manigoldi di cui uno che suona la tromba. Per il quadro Di Giacomo aveva pagato al pittore dal cervello stravolto quarantasei onze e questi gli aveva promesso che avrebbe consegnato i rimanenti entro il mese di agosto, fissandone il prezzo personalmente. Grazie a questo documento si è potuti essere certi dell’esistenza e del soggetto del primo dei quattro quadri, purtroppo andato perduto, ma anche che Caravaggio aveva intenzione di rimanere a Messina almeno fino alla fine di agosto 1609. La citazione è molto importante per capire l’iconografia del dipinto scomparso ma del quale si potrebbe cogliere un riflesso nel quadro esposto alla fiera antiquaria di Vicenza: innanzitutto il dipinto in questione mostra un manigoldo che suona la tromba ma non vi è la Vergine Addolorata; nella Salita al Calvario da me descritta si contano quattro figure maschili, oltre a Gesù Cristo. In particolare, la figura all’estrema destra del carnefice con la barba folta e lo sguardo allucinato ricorda nell’aspetto morfologico due volti, raffigurati di profilo, che sono presenti nei quadri autografi di Caravaggio: Giuda della Presa di Cristo eseguita per i Mattei agli inizi del ‘600 e la figura maschile con la barba in primo piano, al centro, presente nell’Incredulità di San Tommaso di Potsdam.
Addendum
Riportai il mio articolo finanche sulla pagina facebook di Talking about Caravaggio.
Angelo Coccaro – talking about Caravaggio




