Vi racconto Papa Francesco
Quando Jorge Mario Bergoglio varcò per
la prima volta la soglia di San Pietro il 13 marzo 2013, nessuno immaginava che
quel religioso semplice e schivo avrebbe finito per trasformare – con il
sorriso e la parola diretta – il volto di una Chiesa in cerca di nuovi slanci.
“Vi racconto Papa Francesco” non è soltanto un gioco di parole: è un invito a
scoprire il Bergoglio uomo, prima ancora che il Pontefice ispiratore di riforme
e di aperture.
Nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936
da genitori italiani emigrati in Argentina, Jorge Bergoglio cresce in un
quartiere popolare della capitale. Dopo gli studi di chimica, lascia tutto per
entrare nella Compagnia di Gesù, dove prende il nome di Francesco in omaggio a
san Francesco d’Assisi. La sua nomina a vescovo ausiliare nel 1992 e poi
arcivescovo di Buenos Aires nel 1998 lo pongono al centro delle attenzioni per
il suo stile di vita sobrio – l’abitazione modesta, la passione per il tango e
la corsa quotidiana – ma anche per la sua vicinanza ai poveri.
Fin dal conclave che lo ha eletto,
Bergoglio sceglie il nome di Francesco, segnale forte di semplicità e di
servizio. La rinuncia al tradizionale palazzo pontificio per alloggiare a Santa
Marta in un modesto residence, la jeep “blu” anziché la Papamobile blindata, la
confessione pubblica nel Giovedì Santo: ogni gesto è pensato per avvicinare i
fedeli e mandare un messaggio di umiltà. Tra i suoi rituali immancabili, due
liturgie della Parola in latino – per non scontentare nessuno – e un’udienza
generale il mercoledì, durante la quale risponde di persona a domande raccolte
in anticipo.
Papa Francesco ha affrontato sfide
epocali: dal rapporto con la Curia romana – che ha duramente riformato con
nuove normative sul governo della Chiesa – alla pubblicazione dell’enciclica Laudato
si’, che pone al centro la cura della casa comune e il dialogo con
l’ambientalismo, un manifesto ecologico e spirituale che unisce scienza e fede,
come responsabilità e rispetto per il nostro pianeta.
Ha quindi pubblicato Fratelli tutti,
imponendo il tema della fraternità universale in un mondo lacerato da guerre,
migrazioni forzate e disuguaglianze economiche.
Nel campo dei rapporti internazionali,
ha avviato una svolta storica con il continente cinese, firmando l’accordo
provvisorio per la nomina dei vescovi, e ha richiamato più volte Russia e
Ucraina al cessate il fuoco, usando la Santa Sede come ponte di dialogo. Sul
fronte interno, ha favorito la semplificazione delle procedure per la nullità
matrimoniale, cercando di rendere la giustizia ecclesiastica più accessibile
alle famiglie in difficoltà.
Lo sguardo vivace e il sorriso aperto
hanno conquistato milioni di fedeli, ma Bergoglio sa farsi ascoltare anche dai
media laici. Numerose le “conversazioni a cuore aperto” – incluse quelle con il
giornalista Federico Lombardi – e le omelie improvvisate, come quella di fronte
alle suore di clausura, trasmessa in diretta mondiale. Molti ricordano la sua
lacrima discreta durante la Via Crucis, o le parole ai giovani al Sinodo: “Non
abbiate paura di contemplare, pregare e sognare”.
Non mancano le resistenze: alcune frange
tradizionaliste hanno visto in lui eccessiva “apertura” verso i non credenti e
in particolar modo verso i divorziati risposati e le unioni civili. Il cammino
di riforma della Curia ha incontrato rallentamenti, e non sono rare le voci che
rimpiangono una guida più autoritaria.
Eppure, dietro la figura pubblica, Papa
Francesco rimane un gesuita profondamente spirituale: le decine di lettere
personali ai fedeli in affanno, le notti di preghiera davanti al Crocifisso di
San Damiano, i pellegrinaggi silenziosi alla tomba di Paolo VI. Lui stesso
confessa di sentirsi “un peccatore che cerca Dio” e di camminare “con lo
sguardo verso l’alto e i piedi per terra”.
A dodici anni dall’elezione, Francesco
conserva intatto il desiderio di “una Chiesa povera per i poveri”. Sul tavolo
restano sfide enormi – dalla crisi demografica della fede in Europa alla
digitalizzazione dei processi ecclesiali – ma il Pontefice argentino continua a
credere nel dialogo come via maestra. La sua storia, il suo sorriso, le sue
parole restano un invito: “Non dimenticate di pregare per me”, ripete ogni
giorno, lasciando aperta la porta a un futuro di rinnovamento.
In un tempo segnato da crisi globali,
diseguaglianze crescenti e smarrimento collettivo, una voce si è alzata con
forza e umiltà: quella di Papa Francesco. È la voce di un uomo semplice, ma
straordinariamente incisivo, capace di parlare al cuore dei fedeli come dei non
credenti. Vi racconto l’uomo, il pastore, il pontefice che ha ridisegnato il
volto della Chiesa.
Con la sua elezione a Papa, Il mondo
fu colto di sorpresa: un gesuita, sudamericano, che si affacciò alla loggia di
San Pietro con un timido “Buonasera”. Da quel momento, niente fu più come
prima. Scelse il nome Francesco, ispirandosi al santo di Assisi, simbolo di
povertà, pace e amore per il creato. Un nome programmatico, che racchiudeva la
missione che si era posto: riformare la Chiesa partendo dagli ultimi.
Senza alcun dubbio, Papa Francesco ha
rotto molti schemi. Ha scelto la sobrietà, rinunciando agli appartamenti papali
per vivere nella residenza di Santa Marta. Ha trasformato i suoi viaggi in
pellegrinaggi tra le periferie dell’umanità, denunciando le ingiustizie del
sistema economico globale, parlando di "globalizzazione
dell'indifferenza", difendendo i migranti, i poveri, la terra.
Ha fatto della misericordia il cuore
del suo messaggio, abbracciando i dimenticati, ascoltando le storie degli
scartati. La sua Chiesa è “ospedale da campo”, dove chiunque, anche il più
ferito, può trovare rifugio e speranza.
Francesco non ha avuto paura di
toccare i nodi più spinosi. Ha parlato apertamente di abusi, corruzione,
clericalismo. Ha convocato sinodi per dare voce anche ai laici, alle donne,
alle nuove generazioni. Ha affrontato il tema delle coppie omosessuali con
rispetto, ricordando che “Dio ama tutti, nessuno escluso”.
Dietro il carisma e la
determinazione, c’era un uomo che pregava in silenzio, che ascoltava, che
piangeva. Papa Francesco è rimasto, fino alla fine, prima di tutto un
sacerdote. Ogni giorno iniziava con la Messa alle 7 del mattino, ogni incontro
era per lui un’occasione di relazione autentica.
Il 21 aprile 2025, alle ore 7:30 del
mattino, Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre. Il mondo ha perso una
guida spirituale unica, un testimone limpido del Vangelo vissuto nella carne
del nostro tempo. Con la sua morte si chiude un capitolo intenso della storia
della Chiesa, ma il suo messaggio continuerà a risuonare nei cuori e nelle
coscienze di chi ha saputo accoglierlo.
Vi ho raccontato Papa Francesco come
lo vedo: non un eroe infallibile, ma un uomo vero, che ha portato il peso del
mondo con il sorriso mite di chi crede ancora nell’amore, nella giustizia,
nella possibilità di un’umanità migliore. Il suo è stato un pontificato di
frontiera, che ci interpella ancora oggi. E ora che non c’è più, resta viva in
noi una domanda: e io, da che parte sto?
22 aprile 2025 - Giuliano Martini
Ascalone