Distrazione e Silenzio: il Ruolo del Dialogo Critico nel Presente

 


Le parole hanno un potere straordinario. Sono capaci di evocare emozioni, disegnare immagini, e persino trasformare il mondo intorno a noi. Nel frastuono delle nostre vite moderne, però, questo potere rischia di venire soffocato, travolto dalla rapidità e dalle ansie di un presente sempre più complesso e incerto.

In un'epoca in cui siamo costantemente bombardati da notizie, tweet e messaggi istantanei, la bellezza delle parole sembra scivolare via, soppiantata dalla fretta e dalla superficialità. Ma proprio in questi momenti di incertezza, le parole possono diventare un faro, una bussola che ci aiuta a orientarci nel caos.

Le paure del presente sono molteplici: la crisi climatica, le tensioni politiche, l’instabilità economica, e l’inquietudine che nasce da un mondo che sembra cambiare troppo in fretta. In questo contesto, trovare conforto nella parola scritta o pronunciata sembra una via d’uscita, un rifugio in cui riflettere, ritrovare se stessi e guardare oltre l’orizzonte delle nostre ansie.

Tuttavia, la bellezza delle parole sta venendo meno non solo per la velocità con cui viviamo, ma anche perché sempre meno ci si riunisce per parlare, per discutere. L'aggregazione sociale, un tempo fonte di scambio di idee, di confronto critico e di crescita personale, si è ridotta drasticamente. La conversazione si è fatta rarefatta, lasciando spazio a schermi illuminati, messaggi frammentati e interazioni sempre più superficiali.

Questo fenomeno è fortemente legato all'uso esagerato del telefonino, che, da strumento di connessione, è diventato una distrazione continua. Circondati da un flusso incessante di notifiche e contenuti insignificanti, abbiamo perso la capacità di dialogare in modo critico, di fermarci e riflettere. Il nostro senso critico del vivere è stato soffocato, e con esso, la capacità di confrontarci con le idee e le preoccupazioni degli altri.

In questo vuoto di parole, il potere trova terreno fertile. Senza la critica, senza il dibattito, le decisioni vengono prese lontano dai cittadini, al servizio delle grandi lobby internazionali, politiche ed economiche. E così, mentre noi ci perdiamo tra le futilità, il potere può agire indisturbato, piegando il bene comune agli interessi di pochi. La mancanza di aggregazione sociale non è solo un problema personale, ma un vantaggio strategico per chi vuole consolidare il proprio controllo senza dover affrontare opposizioni o critiche.

La bellezza delle parole, dunque, non è solo un piacere estetico. È uno strumento di resistenza. Tornare a parlare, discutere, confrontarsi in modo aperto e costruttivo è essenziale per recuperare quel senso di comunità e per ritrovare il controllo sulla nostra vita e sulle decisioni che ci riguardano. Solo così possiamo contrastare l’apatia e costruire un futuro in cui le parole tornino ad essere protagoniste, non solo del nostro vivere quotidiano, ma anche delle scelte che determinano il nostro destino.

14 ottobre 2024 - Giuliano Martini Ascalone

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