Santo che legge, G. Lanfranco, fotografia courtesy mercante e antiquario Stefano Colucci |
FRANCESCO CARACCIOLO - Giovanni Lanfranco è annoverato fra i maggiori artisti del Barocco romano pur essendo nato a Parma nel 1582 e avendo ereditato il concetto di spazialità illusoria del Correggio. A lui si deve la realizzazione di uno dei primi esempi di soffitti affrescati dell’incipiente stagione barocca romana, ovvero l’affresco della cupola della chiesa dell’ordine teatino di Sant’Andrea della Valle raffigurante l’Assunzione. Il 21 novembre 2024 il Lanfranco è salito di nuovo alla ribalta in occasione di un evento memorabile per il mondo dell’arte italiana: la presentazione a Palazzo Madama a Roma, sede del Senato della Repubblica italiana, di un dipinto inedito raffigurante un Santo intento nella lettura di un testo sacro (San Giovanni Evangelista anziano?).
L’evento ha catalizzato l’interesse di numerose personalità della cultura romana ma anche di collezionisti, personaggi pubblici dello spettacolo e persino di una rappresentanza del Vaticano: promossa da Luca Antonio Pepe, direttore di Centrosud 24, assieme a Michela Colucci, la conferenza viene moderata dal dott. Pietro di Loreto, direttore della rivista About Art of Line. Erano presenti anche la prof.ssa Caterina Volpi dell’Università La Sapienza, Roberta Delgrado, restauratrice di fama e Pietro Venneri, gallerista.
Conferenza a Palazzo Madama il 21 novembre 2024 sul dipinto del Lanfranco, courtesy Stefano Colucci |
L’opera, oggetto della conferenza al Senato, appartiene al collezionista e mercante d’arte Stefano Colucci che ha avuto il grande merito di aver individuato l’opera, sostenendone il rilancio e la valorizzazione. L’attribuzione al Lanfranco si deve all’expertise del prof. Massimo Pulini dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Del dipinto, di dimensioni 64 x 50 cm, colpisce l’inedito taglio ravvicinato in cui la figura barbuta in primo piano è avvolta per metà nella penombra, mentre l’altra metà del volto è immersa in una luce tersa che definisce le forme, facendola riemergere poeticamente dal fondo scuro. L’artista barocco fonde in questo dipinto il linguaggio figurativo della scuola emiliana del ‘600 (Carracci, Reni, Guercino) con reminiscenze del Naturalismo del Ribera e di Bartolomeo Cavarozzi; la figura di vecchio canuto dalla barba fluente si presta benissimo a più interpretazioni di natura iconografica (potrebbe trattarsi di un santo, di un profeta o piuttosto di un filosofo intento nella lettura). Egli indossa una tunica di color verde oliva scuro e un mantello di un rosso molto acceso, mentre lo sguardo, dalla profonda intensità psicologica, è rivolto verso il libro aperto, che il santo sorregge con le sue vigorose mani. Le pennellate sono condotte con un ductusfluido e morbido ma allo stesso tempo esse appaiono decise e corpose. Colpiscono, inoltre, i colpi di luce dati con pennellate di biacca che mettono in evidenza soprattutto la fronte molto spaziosa del vecchio e il naso adunco che conferisce al volto del santo una profonda espressività e saggezza. Altri colpi di luce dorata fanno emergere interamente la mano sinistra a dispetto di quella destra che esce dai margini della tela. La disposizione del libro, che sporge verso il riguardante, delinea l’unica diagonale presente nella composizione che, pur essendo limitata ad un volto e ad un busto, colpisce per i particolari ben orchestrati, conferendo al dipinto del Lanfranco una sua unicità nel panorama della pittura barocca italiana. Bello anche il rosso intenso del mantello con delle pieghe profilate da tocchi di colore bruno, accentuando ancor più il carattere di intenso naturalismo e di spessore psicologico e luministico.
Al dipinto in questione si fa risalire una foto in bianco e nero conservata presso la fototeca della Fondazione Zeri di Bologna. Il quadro sarà in mostra a Palazzo Fodri/ PQV Fine Art a Cremona che ospiterà una rassegna sui caravaggeschi a partire dal 12 dicembre 2024.