Lavoro, crescono le truffe online: ecco come riconoscerle e difendersi


MILANO
- Negli ultimi giorni si è diffusa una nuova, insidiosa truffa online: molti candidati stanno ricevendo messaggi che recitano "Abbiamo ricevuto il tuo curriculum, aggiungici su WhatsApp per parlare di lavoro". Un invito che, dietro la promessa di un'opportunità professionale, nasconde il rischio di furto di dati personali, installazione di virus informatici e, nei casi più gravi, vere e proprie frodi finanziarie.

La dinamica è ormai collaudata: falsi recruiter contattano le persone via email, social network o messaggistica istantanea, invitandole a compilare moduli sospetti o a inviare dati sensibili per "proseguire la selezione". Spesso viene richiesta anche l'installazione di file dannosi o la compilazione di documenti che mascherano vere e proprie esche informatiche.

Le truffe più diffuse e gli errori da evitare

Una delle frodi più frequenti riguarda la creazione di falsi annunci su LinkedIn o su altri portali professionali, con profili che imitano realtà aziendali conosciute. Dietro nomi rassicuranti si nascondono invece bot e truffatori organizzati.
«Purtroppo fenomeni di questo tipo non sono nuovi – commenta Carola Adami, CEO di Adami & Associati – ma la crescente digitalizzazione dei processi di selezione li rende sempre più sofisticati e difficili da individuare. Quello che stiamo osservando è solo l’ultimo esempio di una lunga serie di tentativi di truffa che colpiscono chi è alla ricerca di nuove opportunità lavorative, sfruttandone la vulnerabilità».
«Riconoscere un profilo fake non è semplice – sottolinea ancora Adami – ma esistono segnali che devono far riflettere: aziende sconosciute o difficilmente rintracciabili, indirizzi email privi di dominio aziendale, offerte che sembrano eccessivamente vantaggiose rispetto allo standard di mercato. Un'altra avvisaglia è la richiesta di dati sensibili o pagamenti anticipati per poter procedere nell’iter».
Particolare attenzione va riservata anche alle promesse di “stipendi da sogno” in cambio di un impegno minimo o alla possibilità di lavorare in condizioni troppo ideali per essere credibili. Sono tutti elementi pensati per abbassare le difese razionali del candidato.

Quando la truffa si insinua anche nelle aziende

Non solo i candidati: anche le imprese sono bersaglio di frodi sempre più sofisticate, come gli attacchi BEC, Business Email Compromise. In questi casi, i truffatori si fingono dirigenti aziendali o fornitori, inviando email ben costruite che spingono i dipendenti ad autorizzare pagamenti fraudolenti o modificare dati bancari.
«Alla base di questi attacchi c’è una profonda conoscenza dell’organizzazione interna delle aziende, ed è per questo che è indispensabile mantenere sempre alta l’attenzione e adottare protocolli di sicurezza adeguati» conclude Carola Adami.
In un mercato del lavoro sempre più digitale, la prudenza è dunque fondamentale. Verificare, approfondire e mantenere un sano scetticismo di fronte a offerte troppo allettanti resta la migliore difesa.

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