Ognuno ha il suo Dio, ma la
Natura è al di sopra di tutti
Un invito a riflettere sul
rapporto fra credenze e ambiente in un’epoca di sfide ecologiche
Nel cuore di una società sempre
più divisa da credenze e ideologie, emerge una verità universale: la Natura,
con la sua maestosità e fragilità, regna sovrana al di sopra di ogni divinità.
Mentre ognuno trova conforto e significato in un proprio sistema di valori e
fede, il pianeta Terra, con le sue leggi e ciclicità, ci costringe a
riconoscere il potere inesorabile degli elementi naturali.
Nel corso della storia, l’umanità ha cercato risposte nel divino,
costruendo religioni e credenze che hanno influenzato culture, società e
destini individuali. Ogni popolo ha il proprio Dio, o i propri Dei, ai quali si
affida per cercare conforto, spiegazioni e speranza. Ma esiste una realtà
superiore e tangibile, un’entità che prescinde dalla fede e dalle convinzioni
umane: la Natura.
La Natura non chiede preghiere né sacrifici, non distingue tra
razze, nazioni o classi sociali. Essa esiste, impassibile, con le sue leggi
immutabili e la sua forza inarrestabile. È madre generosa e matrigna spietata
allo stesso tempo: offre aria, acqua, cibo e risorse, ma quando viene violata,
si ribella con tempeste, siccità e disastri ambientali. L’uomo, nella sua
arroganza, si è spesso illuso di poterla dominare, modificare e sfruttare a
proprio piacimento, dimenticando che essa non ha bisogno dell’uomo, mentre
l’uomo senza Natura non ha futuro.
Le religioni insegnano la gratitudine e il rispetto per il divino,
ma troppo spesso dimenticano che la più grande forma di rispetto è proprio
quella nei confronti della Terra che ci ospita. L’inquinamento, la
deforestazione, lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali sono atti
di empietà verso ciò che realmente sostiene la vita. Non esiste preghiera che
possa fermare il cambiamento climatico, né miracolo che possa ripristinare
ecosistemi distrutti dall’incuria umana.
Il tempo della consapevolezza è adesso. Non possiamo più
permetterci di considerare la Natura come una semplice risorsa da sfruttare o
come uno sfondo indifferente alle nostre azioni. Dobbiamo imparare a convivere
con essa, a rispettarla e a proteggerla come il bene più prezioso che
possediamo.
Qualunque sia il Dio in cui crediamo, la Natura resta la sola,
vera, inconfutabile divinità che ci accomuna tutti. E se vogliamo davvero
onorare la vita, il primo atto di fede deve essere la sua tutela.
Nel mondo contemporaneo, la
pluralità religiosa e filosofica è motivo di arricchimento culturale e dialogo
tra le diverse comunità. Tuttavia, la Natura non fa distinzioni: essa accoglie
ogni essere vivente senza pregiudizi, offrendo rifugio, risorse e, talvolta,
avvertimenti severi attraverso eventi climatici estremi e cambiamenti
ambientali repentini. Questa realtà ci impone una riflessione profonda sul
nostro ruolo e sulle responsabilità che abbiamo nei confronti dell’ecosistema
globale.
I recenti eventi climatici,
dalla siccità prolungata alle inondazioni improvvise, non sono soltanto
fenomeni meteorologici, ma segnali inequivocabili della fragilità del nostro
ambiente. Gli scienziati avvertono che il riscaldamento globale e l’inquinamento
stanno alterando gli equilibri naturali, mettendo a rischio interi habitat e
comunità. In questo contesto, la Natura si erge a giudice imparziale: non
accetta pregiudizi né eccezioni, costringendoci a riconoscere che il rispetto
per il pianeta deve essere una priorità indiscutibile, indipendentemente dal
credo personale.
“È fondamentale comprendere
che, sebbene le nostre tradizioni spirituali ci offrano risposte e
consolazioni, esse non possono sostituire l’urgenza di prendersi cura del
nostro habitat”, spiegano i veri ambientalisti. Secondo loro, la crisi
climatica è un richiamo alla responsabilità collettiva: “La Natura ci parla
ogni giorno. Sta a noi ascoltare quel messaggio e tradurlo in azioni concrete
per la tutela dell’ambiente.”
Il dialogo interreligioso è
indispensabile per costituire un ponte per la protezione ambientale. Iniziative
che uniscono comunità di fede, istituzioni pubbliche e società civile stanno
dimostrando che, mettendo da parte le divergenze dottrinali, è possibile
collaborare per salvaguardare le risorse naturali, patrimonio comune di tutta
l’umanità.
Il messaggio che emerge da
questa riflessione è chiaro: la Natura, con i suoi ritmi e cicli, non conosce
confini né dogmi. Essa ci ricorda che ogni azione umana ha conseguenze e che il
benessere del pianeta è strettamente legato al benessere di ogni individuo. In
quest’ottica, diventa indispensabile promuovere stili di vita sostenibili,
investire in tecnologie pulite e adottare politiche ambientali che mettano al
centro la conservazione del nostro ecosistema.
In un’epoca in cui il divario
tra scienza e fede sembra acuirsi, la sfida è quella di trovare un punto
d’incontro in cui il rispetto per la Natura diventi un valore condiviso da
tutti. La consapevolezza che, al di là delle nostre convinzioni, la Terra rappresenta
il nostro unico vero patrimonio, può essere il motore di un cambiamento
profondo e duraturo.
Mentre continuiamo a
interrogare il senso della nostra esistenza e a cercare risposte nei diversi
sistemi di fede, non possiamo ignorare la voce silenziosa ma potente della
Natura. Essa ci offre lezioni di equilibrio, forza e armonia, insegnamenti che,
se ascoltati, possono guidarci verso un futuro più sostenibile e giusto. In
definitiva, riconoscere che “la Natura è al di sopra di tutti” significa
accettare la responsabilità di custodirla e proteggerla, per il bene di tutte
le generazioni presenti e future.
Con questo spirito di rinnovata
consapevolezza, l’invito è a guardare alla Terra non solo come a un oggetto di
studio o di fede, ma come a una compagna di vita, meritevole di rispetto, cura
e, soprattutto, amore.
6 marzo 2025 -
Giuliano Martini Ascalone