La
confusione delle guerre... e l'Europa si scopre guerrafondaia e furbescamente
chiede emergenza!!!
La confusione delle guerre sembra
essere diventata la nuova normalità nel panorama geopolitico mondiale.
Conflitti che si sovrappongono, alleanze che si ricompongono e si dissolvono in
un batter d'occhio, mentre l'Europa, tradizionalmente considerata un continente
di pace, si scopre sempre più guerrafondaia.
Negli ultimi anni, l'Unione Europea
ha mostrato una crescente propensione al riarmo, alla fornitura di armi e
all'intervento nei conflitti, spesso con la scusa della difesa della democrazia
o della sicurezza globale. I governi, che in passato si dichiaravano paladini
della diplomazia e del dialogo, oggi sembrano invece intenti a giocare un ruolo
sempre più attivo negli scenari bellici, con il pretesto di emergenze
umanitarie o minacce strategiche.
L'ipocrisia di questa posizione
emerge con evidenza nel modo in cui l'Europa chiede lo stato di emergenza per
gestire le conseguenze delle guerre che essa stessa contribuisce ad alimentare.
Le crisi migratorie, l'aumento dei prezzi energetici e la recessione economica
sono spesso dirette conseguenze di conflitti a cui l'UE partecipa
indirettamente attraverso l'invio di armi, l'imposizione di sanzioni o la
propaganda bellica.
La narrazione ufficiale insiste sulla
necessità di difendere i valori occidentali, ma la realtà mostra un continente
sempre più coinvolto in giochi di potere globali, dove gli interessi economici
e strategici prevalgono sulla ricerca della pace. Le industrie belliche
prosperano, i budget militari aumentano e l'idea di una diplomazia attiva
sembra svanire dietro una retorica aggressiva e opportunista.
In questo scenario, il cittadino
europeo rischia di essere la vera vittima: da un lato spinto a sostenere
politiche belliche travestite da missioni umanitarie, dall'altro costretto a
subirne le conseguenze economiche e sociali. La richiesta di emergenza da parte
dei governi europei non appare dunque come una necessità improvvisa, ma
piuttosto come un tentativo furbesco di coprire le responsabilità e
giustificare scelte che mettono in discussione la stessa identità pacifista
dell'Europa.
Siamo di fronte a un bivio storico:
continuare sulla strada della militarizzazione o riscoprire il valore della
diplomazia? La risposta a questa domanda definirà il futuro dell'Europa e il
suo ruolo nel mondo.
7 marzo
2025 - Giuliano Martini Ascalone