Intervista al collezionista e mercante d’arte Stefano Colucci

Stefano Colucci, "Colucci Fine Art and Consulting"

La nuova scoperta di un dipinto del Rinascimento tedesco

FRANCESCO CARACCIOLO - Propongo un’intervista molto entusiasmante, in luogo della mia consueta disanima sulle opere d’arte, rivolta al collezionista e mercante d’arte Stefano Colucci (fig. 1), il quale vive e lavora nei pressi di Lugano in Svizzera dove gestisce la società “Colucci Fine Art and Consulting” che cura numerose mostre ed eventi culturali, nonché la ricerca, la valorizzazione e intermediazione di opere d’arte. Recentemente Colucci è stato al centro dell’interesse mediatico per la scoperta di un’opera inedita di Giovanni Lanfranco, presentata perfino al Senato della Repubblica e successivamente esposta in mostra a Palazzo Fodri a Cremona in occasione di un importante evento svoltosi nel 2024. L’ultimo ritrovamento di un dipinto antico di grande valore e fascino risale al mese di febbraio 2025, quindi molto recentemente. Trattasi di un ritratto appartenente alla bottega di Lucas Cranach il Vecchio il quale raffigura Albrecht von Brandeburg (fig. 2), un olio su tavola di 37 x 33 cm, proveniente da una nobile famiglia di Lucerna, che dopo secoli di oblio torna ora alla luce con il suo carico di storia. La scoperta del quadro tedesco s’inserisce all’interno del percorso molto proficuo e innovativo intrapreso da Stefano Colucci, il quale negli ultimi anni ha scoperto e segnalato opere di grandi artisti quali Régnier, Diziani e lo stesso Lanfranco, già citato in precedenza. Inoltre, il quadro è stato autenticato di recente dallo studioso Guido Messling, curatore della pittura tedesca nientedimeno che al Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Ritratto di Albrecht von Brandeburg, bottega di Lucas Cranach il Vecchio, 1520.30 circa

D. Sign. Colucci da quanti anni lavora nel mondo dell'arte e qual è stata la scoperta che per lei è stata più emozionante?

R. Lavoro nel sistema dell’arte da circa tre anni, ma il mio legame con questo mondo affonda le radici nella mia infanzia. Mio nonno materno, il commendatore Corbisiero, era un raffinato collezionista di pittura barocca, sculture in bronzo e marmi preziosi. La sua collezione, poi passata in eredità, ha adornato la casa in cui sono cresciuto, un luogo che per me è stato un museo silenzioso, carico di storia e bellezza. Solo con il tempo ho compreso il valore di quel patrimonio e tre anni fa ho trasformato questa consapevolezza in una professione. Oggi vivo in Svizzera, nei pressi di Lugano, e gestisco la mia società, Colucci Fine Art & Consulting, specializzata nella ricerca, valorizzazione e intermediazione di opere d’arte, nell’organizzazione di mostre ed eventi culturali, nella consulenza per collezionisti e istituzioni museali, oltre allo studio e all’autenticazione di capolavori inediti. Il mio lavoro si avvale di una rete di collaborazioni internazionali, coinvolgendo accademici, storici dell’arte e istituzioni museali di primo piano. Tra le scoperte più rilevanti del mio percorso, la tela di Giovanni Lanfranco, che, dopo l’attribuzione da parte del Prof. Massimo Pulini, è stata presentata nelle sale del Senato della Repubblica ed esposta in mostra a Palazzo Fodri in collaborazione con un’importante realtà del settore. Oggi è custodita nella mia collezione personale. Un’altra scoperta particolarmente significativa è stata "La Testa di San Giovanni Battista" di Nicolas Régnier, un’opera che ha segnato profondamente il mio percorso di collezionista e mercante d’arte. Il dipinto proviene da una prestigiosa collezione del Liechtenstein, un contesto di altissimo livello che ospitava opere di grande rilevanza storica.

D. Chi è il personaggio del dipinto in questione?

R. Trattasi del ritratto del cardinale Alberto di Brandeburgo, una delle mie ultime scoperte. Figura emblematica del Rinascimento e protagonista di una delle stagioni più controverse della storia europea. Arcivescovo di Magonza e Magdeburgo, fu un principe della Chiesa di immensa influenza, noto per il suo mecenatismo e la sua ricchezza, ma anche per il ruolo cruciale che ebbe nelle vicende che portarono alla Riforma Protestante. Per finanziare l’acquisto della sua carica ecclesiastica, Alberto promosse la vendita delle indulgenze, scatenando l’ira di Martin Lutero e dando inizio allo strappo con la Chiesa cattolica. Uomo di cultura e di potere, fu un grande collezionista e committente d’arte, tanto che persino Lucas Cranach il Vecchio ritrasse la sua figura. Il suo volto è il riflesso di un’epoca: il dualismo tra ambizione e tormento, magnificenza e responsabilità spirituale.

D. Dove andrà a finire il dipinto ? Farà parte di qualche collezione privata o di qualche museo europeo?

R. Attualmente, per questo dipinto, sono in contatto con un prestigioso studio di architettura in Belgio, noto per la sua collaborazione con alcune delle più importanti fondazioni private e istituzioni museali europee. Il paese, con la sua lunga tradizione nel collezionismo d’arte e il suo ruolo centrale nella storia della pittura fiamminga e rinascimentale, rappresenta una destinazione ideale per un’opera di tale rilevanza storica. Credo che il dipinto troverà dimora proprio in una collezione museale belga, in un contesto capace di valorizzarne la storia e l’importanza artistica. Il Belgio, da secoli crocevia del mercato antiquario e della grande committenza artistica, vanta musei e istituzioni di primo livello che potrebbero dare nuova luce a questo capolavoro. Qui, tra le sale di un grande museo o nelle stanze di una prestigiosa fondazione, il dipinto potrà essere studiato, ammirato e restituito al pubblico, tornando a dialogare con il suo tempo e con gli appassionati d’arte di tutto il mondo.

Un ringraziamento particolare è rivolto a Stefano Colucci per aver rilasciato l’intervista.

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