La nostra società sta perdendo la capacità di decidere: ci stanno orientando solo a scegliere, ma non è democrazia

 


La nostra società sta perdendo la capacità di decidere: ci stanno orientando solo a scegliere, ma non è democrazia.

 

Negli ultimi anni si è diffuso un dibattito inquietante: la nostra società sembra aver perso la capacità di decidere autonomamente. In un’epoca in cui l’informazione è onnipresente e le opzioni sembrano infinite, il problema non è tanto la scarsità di scelte, ma il fatto che queste ultime sono spesso preconfezionate e guidate da interessi esterni.

Ma decidere e scegliere non sono la stessa cosa. La democrazia autentica si fonda sulla capacità di prendere decisioni consapevoli, partecipate e autonome, mentre oggi ci troviamo sempre più spesso di fronte a binari già stabiliti, senza reali alternative.

"Ci stanno orientando solo a scegliere, ma non è democrazia." Questo slogan, ormai familiare in molti circoli di pensiero critico, sintetizza la preoccupazione di chi osserva un progressivo spostamento dalla partecipazione attiva a un atto puramente consumistico. Invece di decidere attraverso il confronto e il dibattito, il cittadino moderno si ritrova a selezionare tra opzioni già impostate da forze economiche e politiche.

La trappola delle opzioni preconfezionate e il declino della decisione.

Uno dei meccanismi più evidenti di questa trasformazione è il modo in cui il sistema economico e politico tratta le persone. Il cittadino, un tempo protagonista del dibattito e della costruzione collettiva, viene ridotto a consumatore, chiamato unicamente a esprimere preferenze su prodotti, partiti politici e stili di vita già strutturati. La sua volontà non è più alla base della progettazione sociale, ma viene incanalata entro scelte preordinate, limitate e spesso manipolate.

Nel settore commerciale, ad esempio, il consumatore viene esposto a una miriade di prodotti presentati in maniera tale da guidarne la scelta. Le tecniche di marketing sofisticate e l’omogeneizzazione dei messaggi pubblicitari riducono il processo decisionale a una mera selezione estetica o funzionale, in cui il libero arbitrio viene soppiantato dalla percezione di un’offerta “semplice” e immediata.

In campo politico, la situazione appare altrettanto preoccupante. Le campagne elettorali, invece di stimolare un dibattito articolato sulle sfide della società, semplificano tematiche complesse in slogan e dichiarazioni di principio, offrendo agli elettori solo una scelta tra opzioni già tarate. "Le elezioni rischiano di trasformarsi in un rituale, dove il confronto si riduce a una scelta tra due opzioni predefinite, piuttosto che a un autentico dialogo sui valori e sulle proposte concrete".

Scelte pilotate: il potere delle narrazioni

I media, i social network e le piattaforme digitali giocano un ruolo fondamentale in questo processo. Attraverso algoritmi, strategie di marketing e narrazioni mirate, vengono orientati gusti, opinioni e convinzioni. La personalizzazione dell'informazione, lungi dall'essere uno strumento di libertà, si rivela spesso un meccanismo di controllo: si viene esposti solo a contenuti che rafforzano le proprie idee, impedendo un confronto reale con visioni differenti e limitando la capacità di elaborare un pensiero autonomo.

Politica e scelte obbligate

Anche in politica la tendenza è chiara: la vera partecipazione popolare si riduce sempre più. Le decisioni cruciali vengono prese in spazi ristretti, da élite politiche ed economiche, mentre ai cittadini viene lasciato il compito di scegliere tra opzioni già definite, spesso poco distinguibili tra loro. Questo sistema genera disillusione, allontanamento dalla politica e astensione, trasformando la democrazia in una sorta di spettacolo gestito dall'alto.

La crisi della partecipazione democratica

Questa dinamica solleva interrogativi fondamentali sulla natura della democrazia contemporanea. Se la decisione si riduce a scegliere tra una gamma limitata di opzioni, la partecipazione si trasforma in un gesto formale, distante dal vero spirito critico che dovrebbe caratterizzare il vivere democratico. Di fronte a questa realtà, il rischio è duplice: da un lato, si assiste a un impoverimento del discorso pubblico, dall’altro, alla perdita di fiducia nelle istituzioni.

Secondo alcuni sociologi, "il problema non risiede nella quantità di scelte offerte, ma nella qualità e nell’autenticità delle opzioni presentate. Quando il potere decisionale viene concentrato in poche mani, l’illusione della scelta maschera una realtà ben diversa: quella di un processo decisionale controllato e limitato." Una tale concentrazione di potere si manifesta anche nel panorama mediatico, dove la concentrazione dei mezzi di comunicazione limita la pluralità delle opinioni, indirizzando il discorso pubblico verso narrazioni omogenee e preconfezionate.

Riscoprire il valore della partecipazione attiva

Di fronte a questo quadro, molti richiamano all’urgenza di una rivoluzione culturale. Recuperare il senso del dialogo e del confronto critico appare indispensabile per riaffermare il diritto di ogni cittadino a una partecipazione attiva e consapevole. "Dobbiamo riscoprire il valore della discussione, andando oltre la scelta superficiale tra opzioni preimpostate", afferma Roberto Esposito, attivista e docente di educazione civica. Secondo lui, l’educazione alla cittadinanza e la promozione di spazi di dibattito autentici sono le chiavi per invertire la tendenza che ha trasformato il processo decisionale in una mera formalità.

Riprendersi la capacità di decidere

Per invertire questa tendenza, occorre recuperare la consapevolezza del proprio ruolo attivo nella società. Partecipare significa non solo votare, ma anche informarsi criticamente, organizzarsi in comunità e movimenti, esprimere idee senza paura di uscire dal coro imposto.

La vera democrazia non è la semplice facoltà di scegliere tra alternative preconfezionate, ma la possibilità di costruire alternative, di incidere sul sistema, di immaginare e realizzare scenari diversi. Non possiamo accontentarci di un menù prestabilito: dobbiamo pretendere di essere gli artefici delle nostre scelte e delle nostre vite.

Conclusioni

La modernità ci offre strumenti e tecnologie che possono, in teoria, rendere l’informazione e la partecipazione più accessibili. Tuttavia, la tendenza a proporre scelte preconfezionate rischia di impoverire il nostro diritto fondamentale di decidere, trasformando la democrazia in una formalità priva di sostanza. È dunque un richiamo a cittadini, istituzioni e media a riflettere criticamente sulla direzione intrapresa e a impegnarsi per recuperare quella capacità decisionale che è alla base di una società veramente democratica.

In definitiva, la sfida che ci attende è quella di non accontentarci di una scelta superficiale, ma di riscoprire il valore del dialogo e del confronto, affinché ogni decisione diventi il frutto di una partecipazione attiva e consapevole.

 

15 febbraio 2025 - Giuliano Martini Ascalone

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