La strategia del "divide et impera" non funziona: L’Unione Europea teme lo tsunami economico, un danno per l'Italia continuamente sottomessa

 


L'Unione Europea si trova in un momento cruciale della sua storia, affrontando una crisi economica che minaccia di travolgere le sue fondamenta. Nonostante la retorica della solidarietà e dell'unità, si assiste a una frammentazione interna che sembra riflettere la vecchia strategia del "divide et impera", storicamente utilizzata per mantenere il controllo su territori divisi. Tuttavia, questa strategia sta mostrando tutti i suoi limiti.

Una strategia obsoleta in un mondo interconnesso

Nel contesto attuale, il tentativo di dividere gli Stati membri per gestire meglio le loro richieste e pressioni sta portando a una crescente instabilità. Le differenze economiche e politiche tra i Paesi del Nord e del Sud Europa, tra le economie più solide e quelle più fragili, vengono accentuate invece di essere mitigate. Questo approccio ha generato disuguaglianze crescenti e ha alimentato un senso di sfiducia reciproca che mina le fondamenta dell'Unione.

In particolare, l'Italia appare sempre più isolata e sottomessa a decisioni imposte dalle grandi potenze economiche europee. Le politiche di austerità e la pressione per rispettare rigidi parametri economici hanno lasciato segni profondi sull'economia italiana, impedendole di svilupparsi pienamente e di rispondere efficacemente alle esigenze dei suoi cittadini.

L’Italia: vittima di un sistema squilibrato

L'Italia, terza economia dell'Eurozona, dovrebbe avere un ruolo di leadership all'interno dell'Unione Europea. Tuttavia, si trova spesso relegata a un ruolo subalterno, con politiche economiche che rispondono più agli interessi dei Paesi forti che a quelli della sua popolazione. Questa subordinazione non è solo economica ma anche politica, con decisioni che vengono prese a Bruxelles senza un reale confronto con le esigenze italiane.

La crisi energetica, l’inflazione crescente e la difficoltà di accedere a fondi europei in tempi rapidi sono solo alcuni esempi di come l’Italia venga trattata come un’anello debole della catena, piuttosto che come un partner strategico.

Un'Unione Europea al bivio

Il rischio è che l'attuale strategia conduca a uno tsunami economico che potrebbe travolgere non solo i Paesi più fragili, ma l'intera Unione Europea. L'interdipendenza economica rende impossibile per i Paesi più forti rimanere indenni di fronte al collasso di uno Stato membro. La fragilità di un solo tassello potrebbe innescare una reazione a catena, con conseguenze devastanti per tutti.

Per evitare questo scenario, è necessario un cambio di rotta. L'Unione Europea deve abbandonare la logica del controllo attraverso la divisione e adottare una politica di reale solidarietà e cooperazione. Solo un approccio inclusivo e rispettoso delle diverse esigenze dei Paesi membri può garantire la stabilità e il progresso dell'Unione.

La strada da seguire

È fondamentale che l'Italia rivendichi il suo ruolo all'interno dell'UE, lavorando per riformare un sistema che oggi appare inefficace e squilibrato. Al contempo, l'Unione Europea deve riconoscere che la sua forza deriva dall'unità nella diversità e non dalla sottomissione di alcuni membri.

Il futuro dell’Europa dipende dalla capacità di superare le divisioni interne e di affrontare le sfide globali con una visione comune. Solo così potrà evitare lo tsunami economico che minaccia di travolgerla e garantire un futuro di prosperità condivisa.

 

21 gennaio 2025 - Giuliano Martini Ascalone


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