Medicina e Giuramento di Ippocrate: Etica Professionale e Interferenze Politiche

 


Il Giuramento di Ippocrate, un pilastro della medicina, è stato per oltre 2.500 anni un simbolo universale dell'impegno etico dei medici verso i pazienti. Redatto nell'antica Grecia, rappresenta una guida morale che impone al medico di agire per il bene del malato, evitando ogni danno e rispettando la dignità umana. La sua rilevanza, immutata nel tempo, testimonia la solidità degli insegnamenti ippocratici: il medico è al servizio della salute, non degli interessi esterni.

Tuttavia, negli ultimi decenni, la medicina si è trovata a confrontarsi con una crescente ingerenza politica e burocratica. I protocolli sanitari, spesso dettati da enti governativi, non sempre rispecchiano la centralità del paziente. Decisioni basate su interessi economici, pressioni delle lobby farmaceutiche e priorità politiche hanno portato alcuni medici a un bivio: seguire la propria coscienza e il giuramento ippocratico o piegarsi a linee guida imposte dall'alto, a volte discutibili.

La trasformazione degli ospedali e la crisi dell'etica medica

Una delle cause principali di questa tensione risiede nella trasformazione degli ospedali da enti di rispetto alla persona a aziende ospedaliere. Questo cambiamento, introdotto per favorire una gestione più economica e "razionale" del sistema sanitario, ha spesso avuto come effetto collaterale la deumanizzazione della cura. I pazienti, sempre più spesso, vengono trattati come numeri o unità di costo, con un conseguente allontanamento dall’approccio personalizzato e umano che il Giuramento di Ippocrate esige.

Quando la salute diventa un elemento da ottimizzare secondo logiche aziendali, rischia di essere sacrificata a favore di bilanci e produttività. Questo modello, basato su protocolli standardizzati e tagli di risorse, mette a repentaglio il principio cardine della medicina: il rispetto della dignità e dell'umanità del paziente. La relazione medico-paziente ne esce indebolita, con il medico spesso vincolato a scelte che non riflettono la sua vocazione etica.

Il conflitto tra etica e protocolli

Un esempio eclatante è stato osservato durante la pandemia di COVID-19. Molti medici si sono lamentati della rigidità dei protocolli governativi, che talvolta imponevano trattamenti uniformi senza lasciare spazio alla personalizzazione delle cure, elemento fondamentale per il rispetto della specificità di ogni paziente. In alcuni casi, le linee guida sembravano orientate più a obiettivi politici o economici che al benessere dei cittadini, scatenando accese polemiche all’interno della comunità medica.

Questo scenario ha sollevato un quesito morale cruciale: fino a che punto un medico può conformarsi a ordini dall'alto quando questi rischiano di compromettere la salute del paziente?

Fedeltà al Giuramento di Ippocrate

Il medico, secondo gli insegnamenti di Ippocrate, non dovrebbe mai essere un semplice esecutore di ordini, ma piuttosto un custode della salute, capace di esercitare un giudizio indipendente e orientato al bene del paziente. La medicina è, e deve restare, una professione etica e autonoma. Tuttavia, per molti medici, il timore di sanzioni disciplinari, perdita del lavoro o marginalizzazione professionale può diventare un deterrente al dissenso.

La necessità di un cambio di paradigma

Le politiche sanitarie non possono ignorare il valore dell’etica medica. I governi dovrebbero consultare maggiormente i professionisti sanitari nella stesura dei protocolli, assicurando che le decisioni siano radicate nella scienza medica e non in strategie politiche. La salute pubblica non può essere ridotta a un numero o a una casella in un bilancio statale: è un diritto fondamentale che richiede rispetto e tutela.

Il richiamo a Ippocrate

Se il pensiero di Ippocrate ha attraversato millenni, è perché rappresenta una verità essenziale: la medicina è una vocazione al servizio della vita. Il suo messaggio è un monito per i medici di oggi: rimanere fedeli ai propri principi, anche quando ciò significa opporsi a scelte governative inadeguate. Perché, come ammoniva Ippocrate, "la scienza è arte quando si prende cura dell'essere umano e non si piega a interessi estranei."

Riconoscere il valore del Giuramento di Ippocrate e riportare la centralità della persona al centro del sistema sanitario è l'unica strada per preservare la fiducia dei pazienti e l'integrità della professione medica.


5 dicembre 2024 - Giuliano Martini Ascalone


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