L'importanza
universale dell'educazione
L'educazione è un diritto fondamentale, sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Non è solo una questione di alfabetizzazione, ma un processo che forma cittadini consapevoli, capaci di partecipare alla vita democratica. Un sistema educativo solido è il pilastro su cui si costruiscono le società giuste, inclusive e prospere.
In una
democrazia, l'istruzione non deve essere contaminata da ideologie politiche, ma
deve perseguire un unico obiettivo: il benessere e il progresso delle persone.
Una popolazione istruita è il fondamento di un sistema politico sano, capace di
auto rinnovarsi grazie a cittadini informati e critici.
Un'educazione
accessibile a tutti è il motore che riduce le disuguaglianze economiche e
sociali. Offre opportunità a chi proviene da contesti svantaggiati, promuovendo
una società più equa. Questo principio, però, è messo a dura prova quando le
politiche educative diventano il campo di battaglia di ideologie opposte.
Indipendentemente
dal colore politico del governo, l'educazione dovrebbe essere gestita con un
approccio apartitico, basato su evidenze e non su interessi di parte. Solo così
si possono garantire risorse adeguate per infrastrutture, formazione degli insegnanti
e programmi innovativi.
Fino agli anni
’70, il rapporto tra scuola e famiglia era strettamente integrato. Gli
insegnanti godevano di un rispetto che li rendeva figure centrali
nell'educazione dei ragazzi, sostenuti dalle famiglie in un progetto comune di
crescita. Anche il lavoro manuale, spesso considerato una componente educativa,
faceva parte del percorso formativo: molti giovani erano avviati nelle botteghe
artigiane per apprendere mestieri, sviluppando così manualità e senso pratico.
Negli ultimi
decenni, però, questa sinergia si è indebolita. Il crescente individualismo e
l'eccessiva burocratizzazione del sistema scolastico hanno portato a una
distanza tra famiglie e scuole, con il rischio di lasciare i giovani privi di
riferimenti solidi. Oggi, è fondamentale recuperare questa collaborazione per
costruire una comunità educativa unita.
Negli anni '70,
alcune scelte politiche hanno avuto effetti controversi. La condanna del lavoro
manuale come sfruttamento minorile, ad esempio, ha eliminato esperienze
formative utili. Sebbene l’intento fosse nobile, la conseguenza è stata una
generazione meno abituata all’uso pratico degli strumenti, con ripercussioni
sulla vita quotidiana e sul mercato del lavoro.
Oggi, la sfida
è evitare che l'educazione sia ostaggio di polarizzazioni ideologiche. Un
sistema scolastico neutrale deve garantire a tutti i giovani l'accesso a una
formazione completa, che includa sia conoscenze teoriche sia competenze
pratiche.
Un aspetto
controverso dell’educazione moderna è l’ingresso dei genitori nei consigli di
istituto e di classe, introdotto con l’intento di promuovere una collaborazione
costruttiva tra scuola e famiglia. Purtroppo, ciò che doveva essere una risorsa
si è trasformato, in molti casi, in un problema significativo.
Nella nostra
era cosiddetta moderna, molti genitori tendono a proteggere i propri figli in
maniera eccessiva, intervenendo sulle decisioni scolastiche e trasformando gli
istituti in terreni di conflitto. Questo fenomeno ha creato alcune conseguenze
preoccupanti:
- Ragazzi "intoccabili": Gli
studenti sono sempre meno soggetti a critiche costruttive o richiami
disciplinari, poiché molti genitori considerano ogni forma di correzione un
attacco personale ai loro figli. Questo atteggiamento mina l’autorità degli
insegnanti e impedisce loro di svolgere il proprio ruolo educativo.
- Discussione sui voti: Sempre più spesso,
i voti assegnati dai professori diventano motivo di contestazione, con genitori
che pretendono spiegazioni o modifiche, alimentando tensioni che danneggiano il
clima scolastico.
- Rischi per gli insegnanti: In casi
estremi, il supporto cieco dei genitori verso i figli ha portato a episodi di
minacce o aggressioni verbali e fisiche nei confronti dei docenti,
semplicemente per aver svolto il proprio dovere. Questo clima di intimidazione
è inaccettabile e mina le basi stesse del sistema educativo.
È urgente
ripensare il rapporto tra scuola e famiglia, riaffermando il ruolo degli
insegnanti come guide educative. Genitori e scuola devono essere alleati, ma
nel rispetto delle reciproche competenze. I docenti devono avere la libertà di
educare e valutare gli studenti senza subire pressioni o interferenze.
La scuola deve
tornare a essere un luogo di crescita e apprendimento, dove l’autorità degli
insegnanti è riconosciuta e rispettata. Solo così si potrà superare il caos
sociale che oggi rischia di compromettere la formazione delle nuove
generazioni.
Alcuni paesi,
come la Finlandia o Singapore, offrono modelli di politiche educative
apartitiche. In questi casi, i governi hanno investito in ricerca, formazione
degli insegnanti e pari opportunità per gli studenti, ottenendo risultati
straordinari. Anche a livello locale, iniziative che coinvolgono scuole,
famiglie e comunità dimostrano come un'educazione inclusiva possa essere il
motore di cambiamenti positivi.
Concetto riepilogativo:
Un diritto
universale e un valore condiviso.
L'educazione è
un pilastro fondamentale della società, un diritto inalienabile che non
dovrebbe mai essere influenzato da appartenenze politiche, ideologiche o
culturali. Tuttavia, negli ultimi decenni, il sistema educativo ha subito
trasformazioni che, invece di migliorare la qualità e l’equità dell’istruzione,
hanno alimentato disuguaglianze e conflitti interni.
Un sistema educativo in crisi
L’introduzione
dei genitori nei consigli di istituto e di classe, inizialmente pensata come
una misura per rafforzare la collaborazione tra scuola e famiglia, ha in molti
casi sortito effetti opposti. Invece di favorire un clima costruttivo, si è
verificato un crescente disordine che ha trasformato le aule in campi di
battaglia tra insegnanti, genitori e studenti.
Ragazzi intoccabili e insegnanti sotto attacco
La figura
dell’insegnante, tradizionalmente vista come un’autorità educativa, è stata
gradualmente depotenziata. Oggi, ogni richiamo disciplinare è percepito da
molti genitori come un’offesa personale, e qualsiasi voto assegnato è passibile
di contestazione. Questo atteggiamento ha portato a conseguenze gravissime:
- Clima di sfiducia: Gli insegnanti sono
spesso criticati e messi in discussione per decisioni che rientrano nella loro
professionalità.
- Minacce e pressioni: In alcuni casi, i
docenti sono stati oggetto di aggressioni, fisiche e verbali, da parte di
genitori che difendono i figli senza alcuna autocritica.
- Disorientamento dei ragazzi: Senza una
guida chiara e un’autorità riconosciuta, gli studenti crescono privi di
responsabilità e disciplina, perdendo una delle funzioni principali
dell’istruzione: l’educazione al rispetto e alla convivenza civile.
Negli anni ’70,
il rapporto tra scuola e famiglia era caratterizzato da una collaborazione
stretta e rispettosa. I ragazzi, specialmente quelli provenienti da famiglie
umili, erano spesso indirizzati verso botteghe artigianali per apprendere un
mestiere, sviluppando competenze pratiche e manuali che rappresentavano una
forma di educazione parallela e complementare.
Purtroppo,
questa tradizione è stata etichettata come sfruttamento minorile e abbandonata
in nome di un’uguaglianza teorica che ha portato, però, a una generazione priva
di competenze pratiche. Oggi, molti giovani non sanno usare un semplice
cacciavite, una mancanza che si riflette negativamente anche sulla loro
capacità di affrontare le sfide della vita quotidiana.
L'educazione
deve tornare a essere un terreno neutrale, libero da pressioni ideologiche o
conflitti di potere. Per farlo, è necessario:
- Riaffermare l’autorità degli insegnanti:
Restituire loro il ruolo di guide educative, senza ingerenze improprie da parte
dei genitori.
- Promuovere il rispetto reciproco:
Genitori e docenti devono collaborare, ma con ruoli ben distinti e
complementari.
- Rivalutare le competenze pratiche:
Introdurre programmi che permettano ai ragazzi di sviluppare abilità manuali e
professionali, rivalutando il valore delle esperienze pratiche.
Il caos sociale
che oggi caratterizza il sistema educativo non è irreversibile. Serve un
impegno collettivo per riportare la scuola al centro della formazione
culturale, etica e pratica dei giovani. Solo così potremo costruire una società
più giusta, in cui l’educazione sia un valore condiviso, indipendentemente
dalle differenze politiche o culturali.
Conclusione
Un sistema
educativo che rispetta la pluralità e si fonda su valori universali è la chiave
per costruire un futuro migliore. Famiglia, scuola e politica devono
collaborare per formare cittadini consapevoli, capaci di affrontare le sfide
della società moderna senza lasciarsi condizionare da pregiudizi ideologici.
Perché, in
fondo, l'educazione non ha colore politico: appartiene a tutti.
1º dicembre
2024 - Giuliano Martini Ascalone
da una discussione confronto con i miei amici: Leonardo, Concetta e Pasquale