In Italia, il fenomeno dei giovani NEET (Not in Education, Employment, or Training, questo termine viene utilizzato per descrivere una condizione in cui un individuo non sta frequentando la scuola, non ha un lavoro e non sta partecipando a programmi di formazione professionale) continua a essere un problema preoccupante. Secondo i dati più recenti, circa un giovane su dieci non studia né lavora, rimanendo ai margini del sistema educativo e del mercato del lavoro. Ma c'è un altro aspetto meno discusso: molti giovani, pur desiderando lavorare e rendersi utili alla società, si trovano intrappolati in un sistema che non li sostiene, con lavori precari o sfruttati.
Chi sono i NEET e perché restano ai margini?
I NEET rappresentano una fascia di popolazione spesso invisibile, formata da giovani che, per vari motivi, si ritrovano esclusi dalle opportunità educative e lavorative. Tra le cause principali ci sono:
- Accesso difficile al lavoro: pochi posti disponibili, contratti precari e richieste di qualifiche elevate.
- Disagio personale o familiare: difficoltà economiche, problemi sociali o di salute mentale.
- Perdita di fiducia: la sensazione che né lo studio né il lavoro garantiscano un futuro migliore.
Questa condizione non è solo un problema individuale, ma rappresenta una sfida per l’intero Paese. I NEET rischiano di vivere in condizioni di povertà ed esclusione, mentre la società perde il contributo di una generazione intera.
I giovani che vogliono lavorare ma trovano ostacoli
C’è un’altra realtà, spesso sottovalutata: molti giovani cercano attivamente lavoro, dimostrano intraprendenza e voglia di contribuire alla società, ma il sistema non offre loro reali opportunità. Anzi, spesso li penalizza. Lavori precari, tirocini sottopagati o gratuiti, e contratti temporanei diventano la norma, trasformando l’energia e l’entusiasmo dei giovani in frustrazione.
Questi giovani vengono spesso sfruttati, con stipendi insufficienti a garantire un’indipendenza economica e prospettive di carriera inesistenti. La loro condizione non è frutto di pigrizia, ma di un mercato del lavoro che non li valorizza.
Cosa fare per cambiare la situazione?
Risolvere il problema dei NEET e supportare i giovani volenterosi richiede azioni coordinate a diversi livelli:
- Potenziare l’orientamento scolastico e professionale
- Offrire ai giovani strumenti concreti per scoprire le proprie inclinazioni e comprendere le richieste del mercato.
Favorire un mercato del lavoro equo
Contrastare lo sfruttamento lavorativo con controlli severi e incentivi per le aziende che offrono contratti stabili e retribuzioni adeguate.
Incentivare la formazione professionale
Creare percorsi tecnici e pratici collegati alle reali esigenze delle imprese, con opportunità per chi vuole imparare un mestiere.
Supporto psicologico e sociale
Offrire programmi di orientamento (counseling) per aiutare i giovani a ritrovare motivazione e fiducia.
Valorizzare il talento e la creatività
Promuovere iniziative che incentivino l’imprenditorialità giovanile e il volontariato, dando spazio a chi vuole mettersi in gioco in modo autonomo e innovativo.
Un problema culturale e strutturale
Il fenomeno dei NEET e le difficoltà dei giovani volenterosi rivelano un problema più profondo: la mancanza di politiche che mettano davvero i giovani al centro. È necessario un cambiamento culturale che riconosca il loro valore, andando oltre le etichette, e che costruisca un sistema in grado di offrire opportunità reali e dignitose a chi vuole contribuire al benessere collettivo.
Conclusioni
Affrontare questa doppia sfida significa non solo ridurre il numero dei NEET, ma anche garantire a tutti i giovani la possibilità di lavorare in condizioni dignitose e sicure. Investire sui giovani non è solo un dovere morale, ma una scelta strategica per il futuro del Paese. Solo con politiche mirate, inclusive e coraggiose si potrà costruire una società in cui nessuno sia lasciato indietro.
23 novembre 2024 - Giuliano Martini Ascalone