Dalla nascita della Repubblica italiana, il 2 giugno 1946, a oggi, parole come crisi, sacrifici e tasse sono diventate una costante per il popolo italiano. Sebbene ci si aspetti che i rappresentanti eletti lavorino per migliorare la qualità della vita dei cittadini, promuovendo una distribuzione equa di ricchezza, diritti e doveri, la realtà sembra raccontare una storia diversa.
Da tempo, la politica italiana appare sempre più incline a seguire le indicazioni delle potenti lobby economiche e industriali, tanto italiane quanto straniere. A queste influenze si aggiunge una "colonizzazione moderna" da parte degli Stati Uniti, il cui impatto va ben oltre le basi militari e la presenza sul territorio: i legami strategici con Washington condizionano le scelte italiane in ambito economico, politico e militare. Da questa stretta collaborazione emerge un quadro in cui l’autonomia decisionale italiana si riduce, piegandosi spesso agli interessi americani e all’influenza di lobby economiche che trovano terreno fertile nel nostro sistema.
I cittadini, intanto, vengono relegati a un ruolo di supporto passivo: richiesti sacrifici sempre maggiori, imposte in aumento e giustificazioni fondate su una crisi che sembra non conoscere fine. Al contempo, la gestione delle risorse pubbliche non ha visto un miglioramento. Gli sprechi rimangono, con fondi destinati a progetti poco incisivi, mentre la pressione fiscale cresce in nome di esigenze che appaiono legate più a interessi internazionali che a benefici concreti per la popolazione italiana.
In parallelo, la cura per i diritti e il benessere dei rappresentanti politici - tra stipendi e vitalizi - sembra sempre puntualmente aggiornata e tutelata, come a voler mantenere un sistema che garantisce a pochi i privilegi conquistati. Questa situazione appare come una vera e propria esclusione del cittadino comune, che diventa spettatore passivo delle scelte di chi governa.
Di fronte a tale scenario, cresce l’idea di un’alternativa possibile, che trovi forza nella costituzione di movimenti di base guidati da cittadini onesti e consapevoli, capaci di risollevare la politica e restituirle quella autonomia necessaria per rispondere ai bisogni della comunità. Una partecipazione attiva che includa i giovani e le nuove generazioni, in grado di portare avanti idee innovative e di conquistare il parlamento con l’intento di tutelare l’interesse comune.
È sempre più chiaro che per difendere l’Italia da influenze esterne e pressioni lobbistiche, occorre un cambiamento deciso e radicale, un nuovo impulso che superi l’immobilismo di chi, per convenienza o interesse, preferisce non affrontare i veri problemi.
30 ottobre 2024 - Giuliano Martini Ascalone