MILANO - Nell’Italia vacanziera e provinciale che si arrovella al più fra spiagge affollate, scioperi dei trasporti e ultimi conati della politica nazionale prima della universale "chiusura per ferie", potrebbe non essere una cattiva idea portare sotto l’ombrellone, o leggersi al riparo di un climatizzatore domestico, il nuovo libro del filosofo Claudio Sottocornola, "A che punto è la notte? Tracce di pensiero vigile" (Oltre Edizioni, 2024), che raccoglie dieci saggi sulla contemporaneità nei suoi aspetti più pionieristici e di frontiera. Saggi che hanno il pregio di condensare tematiche complesse e spinose in una sintassi elegante ma chiara, coniugando ricerca e divulgazione per un lettore che voglia essere rigorosamente informato, e soprattutto "formato", senza sorbirsi voluminosi trattati, ma avvicinando – per così dire – un distillato del meglio attraverso sintesi sui singoli temi, che li presuppongono e in qualche modo trascendono in una visione d’insieme.
Nel libro si indaga così sul declino estetico contemporaneo entro una civiltà che sembra avviarsi al degrado, sul distorto rapporto fra mondo umano e mondo animale. Costretto a orribili sofferenze negli allevamenti intensivi dei nostri sistemi industriali, sulla eventuale esistenza di vita extraterrestre in rapporto alle attuali teorie astrofisiche, sulla nuova lettura della sessualità in relazione al cosiddetto paradigma gender e alle rivendicazioni lgbtq+, sulla categoria di post-verità e sulla contrapposizione fra natura e cultura, per esempio nell’attuale dibattito sui diritti.
Per arrivare poi ad una disamina sulla crisi del sacro in Occidente, analizzando anche il rapporto corpo-psiche-mente e infine il possibile recupero della dimensione infantile entro lo stanco efficientismo dell’uomo postmoderno.
Sottocornola affronta con rigore e spregiudicatezza tali questioni-limite che appassionano il dibattito pubblico, con un approccio che vuol essere non ideologico ma di imparzialità ermeneutica e ambisce alla valorizzazione delle diverse posizioni in campo.
L’autore non è nuovo del resto al connubio ricerca-divulgazione. Come docente di Filosofia e Storia si è infatti abituato alla trasmissione del sapere anche ai più giovani, come ricercatore ha sviluppato un interesse spiccato per l’attualità, da sempre per lui punto di partenza dell’indagine filosofica, nella quale ha utilizzato musica, poesia, immagini, per parlare a un pubblico trasversale, nelle scuole, nei teatri e nei più svariati luoghi del quotidiano.
Egli riesce quindi ad unire l’analisi teoretica sulla contemporanea crisi di civiltà all’autobiografia intellettuale e, soprattutto, ad una radicata attenzione per la cultura popular e l’attualità, come fonti primarie di riflessione e speculazione filosofica.
"A che punto è la notte?" affronta dunque temi borderline con atteggiamento flessibile e inclusivo, condensando in brevi saggi lo status quaestionis relativo, offrendoci però al contempo un orizzonte di pensiero compiuto, atto a suscitare l’attitudine al dialogo, nel segno di una sintesi possibile delle pluralità coinvolte, ognuna valorizzabile entro un approccio progettualmente aperto.
Così facendo l’autore persegue l’ambiziosa aspirazione di coniugare gli stimoli del pensiero debole con l’eredità della metafisica e del pensiero classico, grazie a un approccio ermeneutico, rispettoso delle diverse voci, nella ricerca di segnali di senso che riescano a intercettare la notte del nostro frammentario pensare alle soglie di questo terzo millennio, attraversato da diffuse inquietudini.
Il titolo del volume, citazione di Isaia 21,11, rimanda infatti ai contorni di un’attesa che non può cessare, e trae giovamento dalla persistenza della domanda entro lo scenario cupo di un’oscurità che tarda a dissolversi e che comunque ritorna, entro una quotidianità spesso indecifrabile, in cui rintracciamo solo risposte parziali, prospettive provvisorie, squarci frammentari ed episodici di verità e bellezza.
E tuttavia è proprio tale scenario notturno rinviato dall’immagine della sentinella biblica a spingere nella direzione della ricerca, del viaggio, di uno scrutare più in profondità.
E proprio questa attitudine regala alla fine, per Sottocornola, una prospettiva costruttiva e in qualche misura ottimista, ove la trascendenza sembra darsi, al di là di ogni steccato di appartenenza, proprio in questa ricerca inesausta, in questa sete incolmabile, in questa apertura a una domanda già gravida di senso.