Crisi delle élite in Italia: tra disillusione e astensionismo elettorale


 Il concetto di élite, un tempo legato all'idea di una classe dirigente formata dai migliori in termini di competenza, istruzione e capacità di guidare una nazione, sembra oggi in declino, soprattutto in Italia. Storicamente, le élite avevano il compito di rappresentare un modello di riferimento, decisionale e culturale, in grado di indirizzare il futuro del Paese. Tuttavia, il quadro odierno evidenzia una frattura profonda tra i cittadini e quelle che dovrebbero essere le classi dirigenti, politiche e intellettuali.

Uno dei segni più evidenti di questa crisi è il crescente astensionismo elettorale. Nelle ultime tornate elettorali italiane, oltre il 50% degli elettori ha scelto di non votare, segnalando una disillusione preoccupante nei confronti del sistema politico e delle sue figure rappresentative. Questo fenomeno non riguarda solo l'Italia, ma assume nel contesto nazionale una rilevanza specifica, data la lunga storia di partecipazione civica e di attaccamento alle istituzioni democratiche del Paese.

Il distacco tra cittadini e classe dirigente

La perdita di fiducia nelle élite italiane si riflette in un distacco sempre più marcato tra la politica e la popolazione. I cittadini percepiscono le élite politiche come distanti, concentrate su interessi personali o di gruppi ristretti, piuttosto che impegnate a risolvere i problemi concreti della vita quotidiana, come la crisi economica, il lavoro, la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale. Questa frattura si amplifica quando decisioni chiave vengono prese senza un coinvolgimento reale della popolazione, con politiche che sembrano favorire i privilegiati e lasciare indietro la maggioranza.

Il termine "élite", che un tempo richiamava l'idea di una leadership illuminata e responsabile, si è caricato di una connotazione negativa, associato a chi detiene potere senza merito e senza rappresentare la volontà popolare. Questo è particolarmente vero in Italia, dove il crescente potere delle lobby economiche e internazionali sembra aver reso le élite politiche sempre più dipendenti da interessi esterni, allontanandosi dalla tutela del bene comune.

Astensionismo e voto disinformato: una democrazia in crisi

L'astensione dal voto rappresenta un segnale di allarme per la democrazia italiana. Se la metà della popolazione non si presenta alle urne, il rischio è che una minoranza ristretta possa determinare il futuro del Paese, con partiti di coalizione che governano con un consenso reale di appena il 13% degli elettori. Questo genera una frattura pericolosa tra governanti e governati, alimentando un senso di impotenza tra i cittadini che vedono le decisioni politiche come scollegate dalle loro necessità.

Non meno grave è la questione del voto disinformato. Molti cittadini, pur recandosi alle urne, lo fanno senza una reale comprensione delle proposte politiche, influenzati più da slogan mediatici che da una valutazione ponderata dei programmi. In una democrazia, il voto non è solo un diritto, ma una responsabilità. Votare senza cognizione di causa mina il funzionamento stesso del sistema democratico, aprendo le porte a decisioni sbagliate o dettate da interessi esterni, spesso in contrasto con il benessere della collettività.

La mancanza di una nuova élite rappresentativa

La crisi delle élite italiane si manifesta anche nella mancanza di una nuova classe dirigente capace di rappresentare degnamente il Paese. Se da un lato il vecchio sistema sembra aver perso credibilità, dall’altro manca un’alternativa valida in grado di proporre un cambiamento reale e duraturo. Il rischio è che l’Italia rimanga in una sorta di stallo politico e culturale, senza una guida capace di rispondere alle sfide del nostro tempo, dalla globalizzazione alla crisi climatica, fino alla questione del lavoro e delle disuguaglianze sociali.

Per ricostruire una classe dirigente autentica, serve un impegno collettivo che metta al centro l’istruzione, il merito e la partecipazione attiva. Le nuove élite non possono essere il prodotto di accordi di potere o di privilegi ereditati, ma devono emergere da un processo di selezione basato sulla competenza, sull’impegno sociale e sulla capacità di proporre una visione inclusiva per il futuro dell’Italia.

Conclusioni

In Italia, la crisi delle élite riflette una crisi più ampia del sistema democratico. L’astensionismo e il voto disinformato sono i sintomi di una mancanza di rappresentanza reale e di una disillusione crescente nei confronti delle istituzioni. Tuttavia, la soluzione non può essere quella di abbandonare il sistema, ma piuttosto di riformarlo. È necessario recuperare il significato originario del termine élite, come guida morale e intellettuale della società, e ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e classe dirigente.

Solo attraverso una nuova consapevolezza collettiva e una partecipazione attiva si potrà superare questa crisi, ricostruendo un’Italia in cui le élite siano realmente al servizio del bene comune e non di interessi particolari. La democrazia vive della partecipazione dei suoi cittadini: è da qui che deve partire il cambiamento.

18 ottobre 2024 - Giuliano Martini Ascalone

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