Nel cuore della nostra immaginazione, si è svolta una straordinaria adunata civile, un richiamo vibrante alla pace che sembra prendere forma con l'energia di migliaia di persone, radunate a un evento mai avvenuto, ma che potrebbe davvero scuotere il mondo. Questa visione immaginaria attraversa generazioni e confini, e se concretizzata potrebbe trasformarsi in un risveglio civile collettivo, capace di opporsi a conflitti e scelte politiche che favoriscono la guerra. L’immaginazione diventa così una spinta potente, in grado di generare un movimento concreto, incoraggiando le coscienze a mobilitarsi.
In questa adunata idealizzata, uomini, donne e bambini si uniscono in una sola richiesta: basta guerre, basta sacrifici umani e investimenti in armi. Attraverso le vie di una città che potrebbe essere la nostra, si elevano canti, slogan e cartelli: “Stop War, Start Peace”, “Costruiamo Ponti, Non Conflitti”, “Pace è Futuro”. In questa visione, l'umanità stessa chiede che le risorse siano impiegate non per distruggere, ma per costruire scuole, ospedali e comunità sicure e sostenibili. Le testimonianze immaginarie di ex reduci, le voci di chi ha perso un caro e i disegni dei bambini sono i simboli di una richiesta globale e concreta di serenità.
L’adunata immaginaria provoca una riflessione profonda: perché una mobilitazione simile non è ancora realtà? Perché lasciare che il silenzio dell’indifferenza o il rumore delle armi dominino le nostre società? È un’esortazione per i cittadini, affinché il richiamo alla pace si traduca in un messaggio chiaro e inarrestabile, a chi detiene il potere, affinché si investa non più in armi e conflitti, ma in benessere, educazione e cooperazione.
L’Italia, come molti altri Paesi, ospita già centinaia di gruppi e associazioni che si battono per la pace e i diritti civili, dedicando energie e risorse a cause nobili. Tuttavia, ogni volta che si propone loro di unirsi per una causa comune, molti declinano l’invito, preferendo mantenere una piccola sfera di azione autonoma. Questo rifiuto all’unità, di fronte a uno scopo così essenziale, risulta incomprensibile. La frammentazione finisce per favorire proprio quelle lobby e quelle forze di potere che traggono vantaggio dalla divisione. Una pace vera, sostenibile e a lungo termine, può essere realizzata solo attraverso una mobilitazione unitaria e convinta.
L’immaginazione di questa adunata si trasforma, quindi, in un appello. Se i gruppi e le associazioni per la pace finalmente comprendessero che solo uniti possono fare la differenza, si potrebbe creare una forza politica e sociale che nessuno potrebbe ignorare. È un richiamo a superare personalismi, piccoli egoismi e divisioni ideologiche. Con un fronte compatto, questa adunata simbolica potrebbe divenire una reale possibilità di cambiamento.
Questa riflessione rappresenta dunque una chiamata all’azione per tutti quei gruppi e associazioni che, per ragioni interne o divergenze, non riescono ancora a collaborare. Che questa provocazione possa essere un risveglio per loro, perché comprendano che la forza della pace non è solo un’idea ma una possibilità concreta, che aspetta di essere raccolta e resa forte.
Una grande adunata per la pace non è solo un sogno o una provocazione: è una possibilità, un risveglio che aspetta di essere colto. Se oggi tutti coloro che lottano per la pace scegliessero di unirsi, questa immaginazione potrebbe davvero farsi realtà, portando nel mondo quel cambiamento che, da soli, non si può ottenere.
26 ottobre 2024 - Giuliano Martini Ascalone