Quando si parla della storia del Mezzogiorno e del processo di unificazione italiana, si tende spesso a dipingere il Sud come arretrato, povero e bisognoso di essere "salvato" dal Nord. Questa narrazione, diffusa nei libri di storia ufficiali, trascura però una realtà molto diversa: il Regno delle Due Sicilie, governato dai Borbone, era una nazione prospera, con una forte economia, una società avanzata e una delle flotte navali più potenti d'Europa. L'Unità d'Italia, più che una liberazione, rappresentò per il Meridione una vera e propria invasione, che portò alla sua spoliazione economica e sociale, lasciando profonde ferite che ancora oggi influenzano la vita del Sud.
Il Regno delle Due Sicilie: Un Potente Stato Europeo
Prima del 1861, il Regno delle Due Sicilie era uno degli stati più potenti e prosperi della penisola italiana e di tutta Europa. Napoli, la sua capitale, era una città culturalmente vivace, con un sistema educativo d’eccellenza, università di grande prestigio e istituzioni culturali di fama mondiale. Il Regno vantava un tessuto industriale avanzato: le fabbriche di Pietrarsa, per esempio, erano uno dei maggiori centri siderurgici del continente, e l’industria navale meridionale produceva navi di livello superiore a quelle inglesi. La flotta mercantile e quella militare erano tra le più forti del Mediterraneo.
Anche dal punto di vista agricolo, il Regno delle Due Sicilie primeggiava, con tecniche innovative e una produzione all’avanguardia. L'economia meridionale, fortemente radicata nel territorio e nelle sue risorse naturali, prosperava grazie a un’agricoltura organizzata e produttiva, che assicurava al regno una grande stabilità.
L'Unificazione: Un Saccheggio Sistematico
Con l’unificazione d’Italia, guidata dal Regno di Sardegna sotto la dinastia dei Savoia, il Sud subì un drastico declino. Piuttosto che unificare armoniosamente il Paese, la conquista piemontese portò a uno sfruttamento sistematico delle risorse del Meridione. Le industrie furono chiuse, le terre confiscate, e il sistema fiscale applicato fu iniquo e gravoso per la popolazione meridionale. Le risorse finanziarie del Regno delle Due Sicilie furono letteralmente trasferite al Nord, dove vennero utilizzate per sostenere lo sviluppo industriale settentrionale, a scapito del Sud.
Questa "unità" lasciò il Mezzogiorno impoverito e devastato, un processo che molti storici ora riconoscono come un vero e proprio "saccheggio". Interi territori, che fino a pochi anni prima erano prosperi, si ritrovarono in una condizione di sottosviluppo cronico, e la popolazione, impoverita e vessata dalle nuove tasse, cominciò a emigrare in massa, prima verso l’America e poi verso il Nord industrializzato.
Il "Brigantaggio": Una Resistenza Popolare
La narrazione ufficiale ha descritto la resistenza armata nel Sud come semplice "brigantaggio", associando questi uomini e donne a criminali senza scrupoli. In realtà, si trattava di un movimento di resistenza popolare contro l’invasione piemontese. Molte comunità meridionali insorsero contro i nuovi governi imposti dal Nord, combattendo per difendere la propria terra e le proprie tradizioni.
La repressione del brigantaggio fu feroce: migliaia di persone furono uccise, i villaggi vennero distrutti e intere popolazioni furono deportate o messe al bando. Le terre confiscate vennero redistribuite ai nuovi padroni settentrionali, e la cultura meridionale fu ridotta al silenzio. Questo episodio di resistenza è stato a lungo ignorato o distorto dalla storiografia ufficiale, ma oggi sappiamo che si trattò di una vera e propria guerra civile.
Il Prezzo dell'Unità
L'Unità d'Italia, piuttosto che portare a una coesione nazionale, segnò l'inizio di una lunga fase di sfruttamento e disuguaglianza tra Nord e Sud. Mentre il Nord industrializzava e prosperava, grazie anche alle risorse sottratte al Meridione, il Sud rimase in una condizione di marginalizzazione e arretratezza. Questo divario, creato dall'unificazione, è alla base delle problematiche economiche e sociali che ancora oggi affliggono il Mezzogiorno.
Per decenni, la narrazione ufficiale ha ignorato questa verità, descrivendo il Sud come una "palla al piede" dell’Italia moderna. Tuttavia, come abbiamo visto, la realtà è ben diversa: il Meridione pagò un prezzo altissimo per l’unificazione, un prezzo che viene raramente riconosciuto.
Verso una Nuova Narrazione
Raccontare la verità sul Mezzogiorno e l'Unità d'Italia è un atto di giustizia storica. Non si tratta di negare l’importanza dell’unità nazionale, ma di riconoscere le sofferenze e le ingiustizie subite da intere generazioni di meridionali. Solo attraverso una comprensione più equilibrata e veritiera della nostra storia possiamo sperare di costruire un futuro migliore, basato sull’equità e sul rispetto per tutte le regioni del Paese.
Il Mezzogiorno non è stato un semplice spettatore passivo della storia d’Italia, ma un protagonista attivo che ha subito enormi sacrifici. Oggi, riconoscere questi fatti significa anche aprire un dibattito su come sanare le ferite del passato e dare al Sud il posto che merita nella narrazione storica e nell’economia del futuro.
L'Italia, per essere veramente unita, deve riconoscere il valore, la dignità e la storia del suo Mezzogiorno.
19 ottobre 2024 - Giuliano Martini Ascalone