Viviamo in un’epoca caratterizzata da
un incessante sviluppo tecnologico, dove ogni aspetto della nostra vita
quotidiana è scandito dalla presenza di dispositivi digitali e piattaforme
interattive. L’accesso all'informazione è diventato istantaneo, il lavoro si
svolge sempre più in modalità virtuale, e persino i momenti di svago e relax
sono mediati da uno schermo. In questo contesto iperconnesso e digitale, un
fenomeno preoccupante si fa strada: la progressiva perdita di fantasia e
creatività.
La tecnologia, per quanto
straordinaria nelle sue potenzialità, sembra spesso fungere da ostacolo alla
capacità umana di sognare e inventare. I bambini, un tempo esploratori di mondi
immaginari costruiti con semplici oggetti, ora trascorrono gran parte del loro
tempo immersi in videogiochi preconfezionati, dove le regole e i confini
dell'immaginazione sono già stabiliti. Questo fenomeno è aggravato dall'uso
massiccio di telefonini e dispositivi digitali, che distraggono i più piccoli
dallo sviluppo naturale della fantasia e della creatività. Ancora più
preoccupante è l'atteggiamento di molti genitori, che si vantano della
precocità tecnologica dei propri figli, senza rendersi conto del danno che
stanno causando. Permettere ai bambini di accedere indiscriminatamente a
strumenti digitali non significa prepararli al futuro, ma rischia di privarli
di capacità fondamentali, rendendoli tecnodipendenti, una condizione che può
avere conseguenze devastanti, paragonabili a una vera e propria dipendenza.
La fantasia è l'elemento chiave che
permette all'essere umano di concepire realtà alternative, di sviluppare idee
innovative e di affrontare i problemi in maniera non convenzionale. Ma cosa
accade quando il pensiero creativo viene progressivamente soffocato da un
flusso continuo di stimoli artificiali e preconfezionati? Si rischia di perdere
una parte essenziale dell’essere umano, quella capacità unica di creare
qualcosa dal nulla, di vedere il mondo con occhi nuovi e di reinventarlo.
Uno degli effetti più evidenti di
questa condizione è la riduzione del tempo dedicato alla riflessione profonda e
alla contemplazione. Siamo costantemente bombardati da informazioni e
contenuti, il che rende difficile trovare momenti di silenzio mentale,
fondamentali per stimolare l'immaginazione. La creatività, infatti, non nasce
dall'iperattività digitale, ma spesso germoglia nei momenti di pausa, quando la
mente può vagare liberamente.
Inoltre, l'uso eccessivo di
dispositivi digitali altera anche il modo in cui apprendiamo e memorizziamo le
informazioni. Se un tempo era necessario sforzarsi per ricordare un dettaglio o
elaborare un concetto, oggi si preferisce affidarsi a una ricerca su internet.
Questo cambiamento, se da un lato facilita l’accesso al sapere, dall’altro
riduce la capacità di pensiero critico e di elaborazione personale delle
informazioni.
Ma esiste una via d'uscita da questa
situazione? Forse la soluzione non risiede nel rifiuto della tecnologia, ma
piuttosto in un uso più consapevole e equilibrato di essa. Occorre riscoprire
il valore della lentezza, del tempo trascorso lontano dagli schermi,
dedicandosi ad attività che stimolino la fantasia e la creatività: leggere un
libro, disegnare, passeggiare nella natura, dedicarsi a un hobby manuale.
La sfida del nostro tempo è trovare
un equilibrio tra il progresso tecnologico e la conservazione di ciò che ci
rende unici: la capacità di immaginare, di creare, di reinventare continuamente
il nostro mondo. Se sapremo cogliere questa sfida, potremo costruire una
società dove la tecnologia sia uno strumento al servizio della creatività
umana, e non il suo sostituto.
15 gennaio 2025 - Giuliano Martini
Ascalone