Le finzioni di un governo assente che dimentica il ceto medio che produce e viene tartassato più di tutti

 


Il ceto medio, storicamente motore economico e sociale del Paese, vive oggi una condizione di sempre maggiore sofferenza. Nonostante rappresenti il cuore pulsante della produttività italiana, è sistematicamente trascurato dalle politiche governative, che sembrano privilegiare altri interessi o, peggio, l'immobilismo. Questa situazione mette in luce le gravi carenze di un esecutivo che fatica a comprendere le vere priorità della nazione.

Un peso fiscale insostenibile

Il ceto medio italiano è gravato da un peso fiscale che si fa ogni giorno più insopportabile. Lavoratori autonomi, professionisti, piccole imprese e famiglie che rientrano in questa fascia sociale sono costretti a fare i conti con tasse elevate e un sistema tributario complesso e spesso iniquo. In molte realtà, il margine di guadagno si assottiglia a tal punto da rendere vano ogni sforzo di miglioramento economico.

Non si tratta solo di numeri e statistiche, ma di vite reali: persone che si impegnano ogni giorno per garantire un futuro alle loro famiglie e che si sentono abbandonate da uno Stato incapace di fornire risposte concrete.

I costi insostenibili di carburanti, luce e gas

A gravare ulteriormente sul bilancio del ceto medio sono i costi elevati dei carburanti, della luce e del gas. Nonostante l'esistenza di una miriade di aziende sul mercato, la concorrenza è quasi inesistente, e le famiglie si trovano a dover fronteggiare bollette sempre più alte. A questi si aggiungono i costi dei beni di prima necessità, ormai proibitivi per molte famiglie e sempre più difficili da sostenere.

È paradossale che, mentre i cittadini si trovano in una situazione economica così critica, si continuino a trovare fondi per sostenere guerre inutili e prive di senso. Questo spreco di risorse non solo non risolve i conflitti, ma rasenta l'imbecillità e rappresenta un'ulteriore dimostrazione dell'incapacità del governo di affrontare le vere urgenze del Paese.

Le promesse disattese

I governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno fatto delle grandi promesse di alleggerimento fiscale e sostegno al ceto medio. Tuttavia, le parole non si sono mai tradotte in azioni incisive. Al contrario, si è assistito a un continuo aumento delle pressioni economiche, senza che venissero attuate riforme strutturali per incentivare la crescita e ridurre le disuguaglianze.

Tra le tante promesse non mantenute, spiccano quelle relative alla semplificazione burocratica e alla redistribuzione fiscale. Invece, il carico amministrativo resta opprimente, e le risorse continuano a essere sprecate in settori poco produttivi o destinate a coprire inefficienze croniche.

L'assenza di visione

Il problema di fondo sembra essere una mancanza di visione a lungo termine. Un governo che dimentica il ceto medio ignora non solo un segmento fondamentale della popolazione, ma anche un pilastro della stabilità economica e sociale.

Questo disinteresse si riflette nella mancanza di politiche per incentivare l'innovazione, sostenere le piccole e medie imprese e proteggere i lavoratori autonomi, che sono spesso lasciati a fronteggiare da soli le sfide di un mercato globale sempre più competitivo.

Le conseguenze sulla società

L’assenza di interventi mirati rischia di generare un pericoloso effetto domino. La contrazione del ceto medio comporta una riduzione del potere d’acquisto, una crescita delle disuguaglianze sociali e una generale sfiducia verso le istituzioni. Inoltre, l’incremento dell’astensionismo elettorale è un chiaro segnale di malcontento: molti cittadini non si sentono più rappresentati e scelgono di disertare le urne.

Un appello alla responsabilità

È urgente che il governo riprenda contatto con la realtà e riconosca il ruolo cruciale del ceto medio nel garantire la crescita e la coesione sociale. Servono misure concrete: una riforma fiscale equa, investimenti in settori strategici, incentivi per le imprese e un reale snellimento della burocrazia.

La politica deve tornare al servizio dei cittadini, ponendo al centro del dibattito pubblico le reali esigenze della popolazione. Solo attraverso un cambiamento radicale di approccio si potrà restituire al ceto medio il ruolo che gli spetta: quello di protagonista del progresso italiano.


18 gennaio 2025 - Giuliano Martini Ascalone


Posta un commento

Nuova Vecchia