Comodità e sicurezza: due parole
apparentemente innocenti, spesso pronunciate con un sorriso rassicurante da chi
detiene il potere. Due termini che evocano un senso di benessere, protezione e
tranquillizzante ordine. Eppure, dietro il loro volto amichevole, si nasconde
una realtà insidiosa, capace di erodere lentamente, ma inesorabilmente, la
nostra libertà.
Viviamo in un'epoca in cui la
comodità è diventata un bene di consumo prioritario. La tecnologia ci promette
di semplificare ogni aspetto della vita: dal lavoro alle relazioni, dallo
shopping alla gestione del tempo. Con un clic possiamo ordinare cibo, prenotare
viaggi, svolgere riunioni o intrattenere amicizie. Questo è il regno della
comodità, ma a quale prezzo?
Ogni volta che scegliamo la comodità,
spesso rinunciamo a una parte della nostra autonomia. Condividiamo dati
personali, accettiamo condizioni d'uso senza leggerle, permettiamo a
piattaforme e algoritmi di analizzare i nostri comportamenti per poi indirizzarli.
La comodità ci avvolge in una rete invisibile ma tangibile, dove le scelte
sembrano moltiplicarsi, mentre in realtà si riducono a un ventaglio predefinito
da altri.
Allo stesso modo, la sicurezza è
diventata una parola d'ordine, un mantra ripetuto ossessivamente per
giustificare controlli sempre più invasivi. Telecamere, sistemi di
riconoscimento facciale, intercettazioni: tutto viene legittimato nel nome
della sicurezza. “È per il tuo bene”, ci dicono. Ma è davvero così?
La storia ci insegna che i regimi
autoritari si sono spesso imposti utilizzando il concetto di sicurezza per
limitare la libertà dei cittadini. La paura è un'arma potente, e chi sa
maneggiarla può ottenere un consenso che altrimenti non avrebbe mai avuto. E
oggi, con il pretesto della sicurezza informatica, della lotta al terrorismo o
della protezione sanitaria, rischiamo di consegnare nelle mani del potere un
controllo senza precedenti sulla nostra vita.
È qui che comodità e sicurezza si
incontrano, formando una combinazione esplosiva. Laddove la comodità ci seduce,
la sicurezza ci spaventa, e insieme ci rendono docili, pronti a barattare pezzi
della nostra libertà in cambio di un'illusione di benessere e protezione. Una
società che abdica alla propria libertà in nome della comodità e della
sicurezza non è una società libera, ma un insieme di individui che si muovono
in un perimetro sempre più ristretto.
È necessario fermarsi e riflettere.
La libertà non è un bene negoziabile; non è un lusso di cui possiamo fare a
meno. Essa rappresenta la condizione essenziale per vivere una vita autentica,
per fare scelte consapevoli, per coltivare il senso critico. Se perdiamo di
vista questo valore, rischiamo di trasformarci in semplici pedine di un gioco
deciso da altri.
La sfida del nostro tempo non è
rinunciare alla tecnologia o alla sicurezza, ma trovare un equilibrio che
salvaguardi la libertà individuale. E questo richiede consapevolezza,
partecipazione attiva e una dose di coraggio per dire “no” quando la comodità e
la sicurezza diventano strumenti di controllo.
La libertà è un bene prezioso e
fragile, che richiede una costante vigilanza. Non lasciamoci ingannare dalle
apparenze: comodità e sicurezza non devono essere gabbie dorate, ma strumenti
per una vita migliore, da utilizzare senza mai dimenticare ciò che conta
davvero.
13 dicembre 2024 - Giuliano Martini
Ascalone