All’insegna della più pura authenticity è una full immersion senza precedenti nella ricerca e nell’avventura, quella proposta in prima visione assoluta ed esclusiva da Focus, con il reportage dal deserto di Ica "Missione Perù: alla ricerca del gigante perduto".
Realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca, a cura del giornalista e divulgatore Luigi Bignami, il diario di viaggio evoca storie alla Bruce Chatwin.
In onda il 25 ottobre e il 1° novembre, alle ore 21.20, sulla rete diretta da Marco Costa, il docufilm racconta la caccia a una mega-balena fossile in un’area costiera nella parte centrale del Perù. Con Bignami, l’operatore e regista Gianluca Gulluni.
Scoperte. Delusioni. Emozioni. Da Malpensa a Lima e poi, ancora in viaggio, su tre fuoristrada stracarichi di materiali e vettovaglie sufficienti per una decina di giorni. L’arrivo nel deserto è in piena notte: montare la tenda è un’impresa. Isolati dal mondo. Nessun confort. Biscotti a colazione. Tonno in scatola a pranzo. Pasta a cena (gourmet è un sugo al pomodoro preparato al momento… ma non manca la Nutella). Nebbia, al mattino. Il giorno, vento costante. Polvere finissima, che si appiccica a tutto e tutti. Notti freddissime. Volpi del deserto, avvoltoi, scorpioni, ragni. Albe e lune straordinarie, compresa un’eclissi.
I ricercatori affondano le mani tra sabbia e rocce. I più giovani tengono scrupolosamente traccia sui loro taccuini, di quanto emerge dalla terra. Il ritrovamento di un dente di squalo, ne illumina i racconti.
La sera, nei momenti di relax si parla italiano, spagnolo, inglese. L’équipe italo-peruviana è composta da diciassette persone: Giovanni Bianucci, Alberto Collareta, Giulia Bosio e Francesco Nobile, dell’Università di Pisa; Elisa Malinverno, dell’Università Milano-Bicocca; Claudio Nicola Di Celma, Marco Ferretti, Marco Materazzi e Stefano Mazzoli, dell’Università di Camerino; Walter Aguirre e Rafael Varas-Malca, dell’Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima.
Nel gruppo, anche il leggendario Mario Urbina Schmitt, considerato tra i migliori paleontologi al mondo, anche se non ha mai completato il liceo (una troupe BBC, intanto, sta girando un documentario su di lui): undici anni fa, l’Indiana Jones del deserto peruviano ha trovato dodici vertebre, quattro costole e il bacino del Perucetus Colossus. Figura super cool, sigaretta sempre accesa, cammina grazie all’ausilio di un bastone e vive in una casa di fango, che ha interamente dipinto con i suoi ricordi di fossili, scoperti nell’arco di una vita. E, fuori dall’abitazione, resti di rara bellezza di un predatore marino.
Tra reperti sempre più stupefacenti - l’entusiasmo dei ricercatori diventa contagioso: una passione che giustifica anni di studi e sacrifici -, l’obiettivo di Urbina e del team resta il cranio del Perucetus Colossus.
La ricerca del teschio dell’animale più pesante di tutti i tempi - poteva arrivare a 340 tonnellate: una sua sola vertebra pesa più di 100 chili - è una vera e propria sfida. Il giga-cetaceo, tra i 37 e i 39 milioni di anni fa nuotava placido nel popoloso oceano che oggi è deserto di Ica.
Al dunque, l’operazione di estrazione del cranio del gigante perduto si avvale di un gigantesco escavatore. Ma quando il macchinario arriva, faticosamente, a una faglia di 10 metri, i lavori si interrompono. La squadra, perplessa e frustrata, si chiede se la testa possa essere andata distrutta. Ripresi gli scavi a mani nude, all’ultima palata.