Tiziana Prina, fondatrice della casa editrice Le Assassine, presenta una nuova perla letteraria dal titolo ‘L’implacabile” di Alice Campbell. Un giallo appassionante e travolgente, che ti condurrà in una storia unica e ricca di sorprese. Dal romanzo, sono stati tratti due film: Juggernaut nel 1936, con la memorabile interpretazione di Boris Karloff, e The Temptress nel 1949.
Qual è il personaggio del romanzo di Alice Campbell che sente più affine a sè stessa e perché?
Sarebbe facile dire Esther, anche se non ho l’istinto della crocerossina così sviluppato come la protagonista del romanzo. Di lei mi piace l’attenta osservazione e la capacità deduttiva, che non mi sono del tutto estranee, forse anche per quello che pubblico.
Nel 1928, a dieci giorni dalla sua pubblicazione, il romanzo “L’implacabile” era già alla sua terza ristampa. Come mai secondo lei un tale successo?
Riporto il commento di una blogger che lo ha letto: Alice Campbell non ha niente da invidiare ad Agatha Christie. In effetti la trama de L’implacabile è ben congeniata e nelle quasi cinquecento pagine ci imbattiamo in personaggi abilmente caratterizzati, in colpi di scena inaspettati, e in espedienti narrativi che inducono il lettore a non posare il libro fino alla fine.
Cosa apprezza maggiormente nello stile di Alice Campbell?
L’abilità nel descrivere gli ambienti e i personaggi, senza tralasciare di guardare il tutto con una certa ironia.
Da questo libro sono stati tratti due film: Juggernaut nel 1936, con la memorabile interpretazione di Boris Karloff, e The Temptress nel 1949. Crede nei libri trasformati in eventi cinematografici? Cosa c’è alla base di una realizzazione di successo?
Ci credo, eccome! E abbiamo molti esempi ben riusciti, anche se poi libri e film vivono di luce propria. Nel catalogo della casa editrice, ci sono diversi romanzi da cui sono stati tratti film. Un esempio è La padrina, un film con Isabelle Huppert tratto da La bugiarda di Hannelore Cayre, che abbiamo pubblicato nella collana Oltreconfine, dedicata alle autrici contemporanee. Purtroppo il film è uscito quattro giorni prima dello scoppio della pandemia, ma penso che circoli su qualche piattaforma e invito a vederlo, se non si vuole leggere il libro. Entrambi sono godibilissimi.
Nel romanzo è presente anche una storia d’amore che lega Esther Rowe a Roger Clifford. Quanto è importante secondo lei inserire nei romanzi una storia d’amore? Lo trova un elemento imprescindibile per la sua buona riuscita? Personalmente lo apprezza o lo disdegna?
Dipende. Se un lettore è in cerca di una storia d’amore, allora dovrebbe cercare tra i romance. A mio avviso, questo elemento non è indispensabile, e se c’è deve essere funzionale alla storia, altrimenti meglio evitare. Non l’apprezzo e non la disdegno.
La casa editrice Edizioni le Assassine preferisce dar voce alle donne. Come mai questa scelta? E da cosa è partita?
Più che una scelta consapevole, è frutto di quelle che sono state le mie esperienze, di quello che sono. Inoltre trovo che le autrici, fatta qualche eccezione, non siano mai state valorizzate come dovevano. Basta prendere un’antologia scolastica e vedere quante sono le scrittrici rispetto agli scrittori. Faccio un esempio: prendiamo il romanzo gotico del Settecento. È più probabile che si conosca Il Castello di Otranto di Walpole piuttosto che I misteri di Udolpho di Ann Radcliffe, eppure è stata lei ad avere più imitatori negli anni successivi.
Se potesse resuscitare un autore/autrice già morto, per commissionargli un nuovo romanzo, quale sarebbe e perché?
Ne nomino due: Jane Austin, perché amo le sue descrizioni di ambienti e personaggi e Virginia Woolf per le sue idee e la sua scrittura innovativa