Perché i giovani amano (e devono amare) il calcio?

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Se si da un pallone ad un bambino, la cosa più naturale che farà sarà calciarlo il più lontano possibile. Il gioco del calcio è il più semplice, il più intuitivo ed il più amato dai bambini di ogni età. Tutto ciò si rispecchia anche sulle società sportive, si pensi che per ogni città italiana esistono, in media, due squadre di calcio. Questo rende molto facile la vita ai ragazzini che vogliono iniziarsi a questo sport ma rendono ancora più difficili le possibilità di avanzare di carriera in quanto la scelta è molto ampia. Il calcio è lo sport per antonomasia, lo sport che lega i ragazzi, i giovani e vecchi di tutto il mondo sotto la bandiera del tifo. Il calcio è un fattore sociale che porta molti appassionati a dedicare la vita intera a seguire la squadra del cuore, della propria città o del proprio Paese. Si sa, non c’è cosa più onorevole, bella e romantica di andare in capo al mondo solo per cantare il proprio inno, esultare e festeggiare con quegli 11 uomini che, per 90 minuti, rappresentano tutto ciò che è il proprio mondo.

Il lavoro di squadra


Giocare a calcio, come giocare a qualsiasi altro sport, aiuta il bambino ad imparare a rapportarsi con quello che è il lavoro di squadra e di team. Sembra una cosa banale, ma secondo gli esperti, il fatto che i bambini si facciano la doccia tutti insieme dopo la partita li rende più uniti, più membri della stessa famiglia. Del resto, si sa, la vergogna di vedersi nudi sparisce solo quando si è fratelli. Il gioco di squadra è fondamentale non solo per vincere le partite ma anche per imparare, un domani, a vivere in un ambiente di gruppo. Può essere la famiglia, può essere una casa condivisa con altri amici o un ambiente di lavoro nel quale si richiede la presenza di un team manager e di un seguito di dipendenti. Insomma, la paura di sbagliare, di essere nel torto deve passare in quanto solo sbagliando si impara. Il calcio, questo, lo insegna; e lo insegna divertendosi.

Essere famiglia


Come si ha avuto modo di dire poco fa, la squadra diventa una famiglia, un nucleo di condivisione oltre che di gioco. E’ per questa ragione che giocare insieme crea, nei giovani, un desiderio di unione che va oltre il campo da gioco. Gli esperti e i sociologi hanno studiato il fenomeno del calcio e hanno scoperto che la maggior parte dei ragazzi che frequenta un club ha maggior possibilità di integrarsi meglio all’interno di un gruppo di coscritti. La squadra diventa, insomma, la prima famiglia non sanguinea con la quale il giovane ha a che fare da quando è venuto al mondo. E’ importante, pertanto, che questa sua esperienza non sia traumatica e che non venga messo di fronte ad una realtà dura e immorale. Questo è il caso di allenatori che non hanno bene inteso il loro mestiere o che non riescono a darsi vinta la possibilità che la propria squadra possa perdere o non essere all’altezza delle avversarie.

Una passione


Quello che serve ai giovani d’oggi è una passione. “Quando mi metto le scarpette da calcio, tutto intorno a me si spegne e ci sono solo io. Io ed i miei compagni, pronti a giocare per quei 90 minuti. 90 minuti durante i quali posso essere o sognare di essere chi voglio” queste parole vengono da un giocatore in forza ad una squadra di terza categoria italiana e non da un fuoriclasse della massima serie. E’ importante dare ai giovani nuova linfa vitale, nuovo desiderio, nuova voglia di giocare ancora e, soprattutto, di mettersi in gioco. [endtext]

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