Festival di Cannes 2016: George Clooney nel cuore finanza in "Money Monster"

La finanza spettacolo, quella che governa il mondo e mette le mani nelle tasche dei risparmiatori senza farsi scrupolo di bruciare i loro risparmi: è nel cuore di questo circo che Jodie Foster colloca “Money Monster”, presentato in prima mondiale a Cannes 69 Fuori Concorso, e subito in sala anche in Italia. Si tratta di un thriller sospeso sul tempo di un live show televisivo trasformato nella lunga diretta di un rapimento: a esserne vittima è Lee Gates, un esuberante conduttore televisivo, esperto di alta finanza, guru degli investimenti per tutti, seguitissimo dal suo pubblico. Entra in scena ballando, sfoggia una verve esuberante, dà consigli su come investire i propri risparmi con la leggerezza di chi suggerisce un cavallo vincente all’ippodromo. Immaginate nei suoi panni quel piacione charmant di George Clooney ad avrete il quadro di come si muove il film di Jodie Foster. Mentre è in diretta, Lee Gates viene preso in ostaggio da Kyle Budwell, un fattorino che ha appena perso tutti i suoi risparmi investiti in un “prodotto finanziario” dato per vincente d Gates e invece crollato imprevedibilmente. Il ragazzo è fuori di sé, vuole vendetta e prende in ostaggio il conduttore, facendogli indossare un giubbotto esplosivo di cui tiene in mano il detonatore. In regia Patty, interpretata da una netta e convincente Julia Roberts, cerca di guadagnare tempo, costretta a tenere in diretta lo show, mentre la polizia arriva e tutto è sempre in bilico sul trasformarsi in tragedia. Il film ha un tasso di tensione altissimo, ma non ingombrante, nel senso che Jodie Foster riesce a rendere avvincente il suo thriller senza perdere di vista le ragioni umane e psicologiche della posta in gioco. 
E allora tutta la seconda parte diventa una vera e propria caccia al vero responsabile del fallimento di quel ragazzo disperato (interpretato molto bene dall’emergente Jack O’Connell), innescando una caccia alla verità che coinvolge il sistema globale, tra hackers militanti, telespettatori che sostengono il rapitore, lo stesso Lee che diventa una pedina in campo per capire dove sta il vero “bug” che ha fatto saltare delle azioni che a lui erano apparse così sicure. Ovviamente l’alta finanza globale, la politica, i mascalzoni in giacca e cravatta hanno le loro responsabilità e il film si fa carico di raccontare il tutto con eleganza, dinamismo, approfondimento psicologico e concretezza finanziaria. Come sempre Jodie Foster è regista di grande talento e precisione, non perde mai il controllo del suo film. In scena George Clooney è la solita garanzia, tanto più qui che gioca sulla compiacente simpatia di un personaggio scritto su misura per lui.

Daniele Martini

Sono un giornalista pubblicista, docente di comunicazione e sostegno. Sono un operatore della comunicazione.

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